martedì 24 maggio 2011

Il dramma di Joost, un campione malato

Joost van del Westhuizen nel 1995
Joost van der Westhuizen, mediano di mischia campione del mondo con il Sudafrica nel 1995 è stato colpito da una grave malattia degenerativa. Con la maglia degli Springboks ha disputato 89 test match e tre mondiali, il secondo dei quali nel 1999 da capitano. Condivide tuttora con Bryan Habana il record di mete segnate, 38. Ultima presenza nel 2003 contro la Nuova Zelanda. Negli ultimi anni era stato provato da un divorzio difficile. Un giornalista del quotidiano Rapport è stato il primo a intervistarlo.

 
"Lotto contro questa malattia con la mia fede. E la mia fede è forte ".Questa la dichiarazione dall'ex eroe Springbok Joost van der Westhuizen (40 anni) raccolta da Rapport. Il giornale è stato il primo a parlare della "sentenza di morte" emessa dai medici quattro settimane fa. Motor Neurone Disease (Mns) è la diagnosi provvisoria dopo indagini sul suo braccio destro. “Non potevo crederci”, dice Joost. I medici che lo hanno visitato hanno detto che ha tre anni di vita. L'Mns colpisce il cervello e il midollo spinale, e le statistiche mostrano che solo il 10% dei malati ha possibilità di sopravvivere oltre dieci anni. Nel momento in cui ha avuto la notizia, si è sentito come la sua intera vita crollasse. "Lo stress che ho provato in questi ultimi due anni è nulla in confronto", ha detto l'uomo che dal 2009 ha attraversato un profondo inferno personale. Joost ora è l'ombra dell'atleta muscoloso, in forma e fiducioso di pochi mesi fa. Ha lottato per parlare della sua malattia senza lacrime, ma durante l'intervista si è scusato ed è andato in cucina per piangere. I suoi due amati figli sono la sua grande preoccupazione. "La prima cosa che ho fatto è stato di verificare che le mie polizze di assicurazione fossero valide per i miei figli".


E' stato il suo amico medico Henry Kelbrick a dargli la notizia che era sospettato di essere affetto da Mns. "E' stato come se il vento avesse abbandonato le mie vele. Ho guardato il medico incredulo. Che io possa avere solo tre anni...”.
Joost ha cominciato a rendersi conto che qualcosa non andava nel dicembre scorso. "Facevo fatica a muovere le mani, ma non ci ho fatto troppo caso. E' tipico, ho pensato che fosse a causa di un vecchio infortunio. Ma con il passare del tempo la mia voce ha cominciato a declinare. Quando parlavo la gente mi diceva: "Joost, sei ubriaco?"
"Quando ho portato i bambini in vacanza a Sun City è successo di nuovo. Io e il vecchio Kellies (Kelbrick) stavamo giocando a palla con i bambini in piscina. Stavamo facendo la lotta e Kellies ha visto che c'era qualcosa di sbagliato nel mio braccio. Il giorno successivo abbiamo iniziato a parlarne. Gli ho detto: puoi sentire come va la mia voce? Lui mi ha portato direttamente da un neurologo. Il giorno dopo, quando mi ha dato i risultati, è stata la prima volta che ho visto il mio amico provato emotivamente. Dopo avermi detto che avevo quella malattia ha aggiunto che i medici non sanno come trattarla. C'è stato un momento di silenzio. Poi ricordo molto poco di quel giorno”.
Ma cosa si sa dell'Mns: "E' una malattia di cui si sa poco - osserva Joost - La mia condizione non è stata causata da stress. E di certo non da una selvaggia vita sociale. E' un difetto del mio sistema nervoso". Il dr. Pieter Kritzinger gli ha consigliato di farsi dare un secondo parere e l'ha ottenuto da un neurologo, il dr. Jody Pearl a Johannesburg. Pearl ha detto che Joost ora è sotto le sue cure e che sono in attesa dei risultati dei test.
Joost dice che è pieno di speranza. "La mia fede mi sorregge. Ho grande sostegno dai miei genitori (Marian e Gustav van der Westhuizen) e dai miei due fratelli (Pietro e Gustav jr.). E io combatterò questa cosa. Anche se fosse l'ultima cosa che faccio".
***

Joost van der Westhuizen ci ha salutato con un labbro sanguinante nella sua bella casa pulita a nord di Johannesburg. Ha provato a fermare l'emorragia. E il fotografo David Roux ha iniziato a fotografare, scosandosi un po' imbarazzato con Joost, che ha detto ridendo: “Devo usare due mani per farmi la barba. Se hai bisogno di sangue usa Photoshop".Ci siamo seduti sotto il portico accanto a una piccola piscina. Fa freddo, ma Joost indossa una T-shirt, pantaloncini e sandali. Solo tre mesi fa il mondo sembrava roseo e tutti hanno potuto vedere Joost in forma. Un servizio sulla sua palestra è stato pubblicato sulla stampa. In un'intervista di febbraio si era vantato di come si allenava regolarmente. Ora è l'ombra di quell'uomo muscolare che tutte le sere mangiava cibo sano e beveva molta acqua. Ha 40 anni ma sembra di dieci anni più vecchio. I suoi occhi sono stanchi. I muscoli delle sue braccia ridotti così male che quando si muove la sua T-shirt vibra a lungo. Si strofina frequentemente le mani fra le gambe, come un uomo anziano. "Lo stress degli ultimi due anni non è nulla rispetto alla notizia della mia malattia". Quel giorno, il 3 maggio 2011, un martedì mattina, un dottore lo ha schiacciato informandolo che la sua malattia poteva essere l'Mns.
I suoi occhi all'improvviso si riempiono di lacrime. Fatica a parlare. "Per mia madre è stato difficile. Quando ero in ospedale è rimasta con me ogni notte". Poi improvvisamente si alza. "Mi dispiace." E va in cucina piangendo. Abbiamo aspettato in silenzio, con un nodo alla gola. Bridget van Oerle, la sua portavoce, prova a portare la discussione su altre atmosfere. E funziona. Joost scende di nuovo. "È un bel guaio" dice "Il mio primo pensiero è stato di verificare se le mie polizze di assicurazione valgono per i miei figli. Sono preoccupato per loro. Questo è solo un ragazzo, ma ci sa fare. Il mio primo obiettivo è costringere la mia mente a pensare positivo". Suo figlio Jordan (7 anni), sabato vicino alla scuola di sorpresa ha detto: "Papà non girare così la mano all'indietro, sennò vai di nuovo in ospedale". "Quello che mi tiene positivo è che ho l'opportunità di far valere il mio diritto di vita. Molte persone non hanno questo privilegio. So che c'è un motivo per cui questo è successo, sempre cerchiamo di darci un perché. In questo io sono completamente solo”.
Sul tavolo c'è un orsacchiotto vestito da Blue Bull, simbolo tragico di Joost, un tempo sano, al massimo della forma, uno degli eroi Springbok nella memorabile vittoria all'Ellis Park, nella finale dei Mondiali 1995.
Gavin Prince

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