venerdì 11 novembre 2011

La touche? Giochiamola con i piedi

Pierre Villepreux ha fatto parte in passato dei gruppi di lavoro dell'Irb per la riforma dei regolamenti. Dopo il mondiale verranno introdotte in via sperimentale modifiche regolamentari. Il tecnico francese su Midi Olympique lancia alcune proposte.



L'ultima Coppa del mondo non ha globalmente generato innovazioni in materia di gioco. Siamo rimasti sulle forme che conosciamo, quelle sviluppate da ciascuno nel periodo che l'ha preceduta. Perché il gioco si evolva è necessario che coloro che lo praticano e lo fanno praticare si impegnino a rispettare lo spirito del gioco che i legislatori, nel corso del tempo, hanno voluto sviluppare cambiando le regole in modo occasionale o circostanziale. La direzione essenziale sempre cercata è stata di preservare la specificità del gioco, consentendo la realizzazione di un gioco sempre più dinamico e di movimento, che si esprime in una dialettica tra la fase di scontro, di contatto e quella elusiva. Dopo la Coppa del mondo 2011 la Federazione internazionale analizzerà certamente il gioco prodotto, e questo porterà a un'evoluzione o a uno sviluppo di alcune norme, quelle che hanno causato problemi, ostacolando lo sperato sviluppo ottimale del gioco.

Le regole di base specifiche del rugby non saranno interessate, ma l'IRB non mancherà di riflettere sulla mischia e sul come renderla operativa per chi vuole utilizzare la palla godendo di questa meravigliosa piattaforma di lancio che è il posizionamento a 5 metri dei giocatori non coinvolti nella mischia stessa. Trovare soluzioni per questa fase del gioco così da permettere che il lancio del gioco si svolga in buone condizioni non sarà facile, dato che la ricerca di imporre un dominio sia individualmente che collettivamente provoca il collasso, penalità, uscite sporche della palla, per non parlare del tempo perso.
Allo stesso modo, dietro la ruck, data la capacità (intravista nelle fasi finali) sempre maggiore della difesa di riequilibrarsi anche a fronte di squilibri importanti, il gioco offensivo alla mano è spesso posto sotto scacco. Procedere come nelle mischie, mettendo i difensori non coinvolti nella ruck o nella maul a 5 metri potrebbe essere una soluzione che farebbe riavviare il gioco con velocità, cosa che non è fattibile allo stato attuale delle cose. La salita dei difensori dà un grande vantaggio alla difesa che può posizionare la linea d'incontro attacco-difesa al di là della linea del vantaggio. Tuttavia, questa opzione regolamentare sarebbe difficile da arbitrare.
Alla Coppa del mondo la fase di ruck non ha mancato di porre interrogativi. Appare opportuno portare più chiarezza ed equità nella situazione placcatore-placcato. Se la regola richiedesse ai due avversari coinvolti di allontanarsi dalla palla quando il placcaggio è consumato, il loro intervento sulla palla sarebbe possibile solo passando attraverso la porta come gli altri giocatori. Il gioco di "rallentare l'uscita della palla" stile McCaw non avrebbe più ragion d'essere. La fase diventerebbe più facilmente arbitrabile e tatticamente più semplice per i difensori contestare palla.
Inoltre, la tendenza a "congelare il gioco" nelle ruck, conservando abusivamente la palla per dare l'opportunità agli attaccanti di ripiazzarsi per un nuovo lancio del gioco, non solo fa perdere tempo, ma rallenta anche lo slancio di chi cerca di fare gioco. Una risposta può essere data se si concorda sul fatto che quando la palla esce da ruck o maul deve essere giocata entro in 3 o 4, massimo 5 secondi... Questo sviluppo aprirebbe nuove possibilità di scelta di gioco che non siano quelle de passaggio singolo per successivi pick-and-go. Va anche detto che questa fase di pick-and-go non è in realtà arbitrata come dovrebbe essere, cioè con l'obbligo di giocare la palla immediatamente in ogni caso e non di mantenerla con il supporto abusivo dei partner più vicini. Un aspetto normativo che avrebbe impedito gli All Blacks in finale di concludere la partita bloccando e mantenendo la palla in due metri quadrati di terreno.
Un'altra opzione, che io penso sarebbe interessante, consisterebbe, allo scopo di portare ancora maggiore varietà e creatività, nel permettere di giocare le "touche rapide" non solo alla mano come ora, ma anche al piede (naturalmente all'indietro). Questo permetterebbe di sviluppare il gioco verso un sostegno collocato in aree di bassa pressione difensiva verso il centro del campo o la linea di touche opposta. Questi spazi non sono evidentemente raggiungibili con un passaggio alla mano. Una seconda opzione di rimessa in gioco rapida, al piede in alternanza con il gioco veloce alla mano, provocherebbe un diverso ripiazzamento sul campo della squadra che riceve la rimessa laterale, ma anche una differente reattività dei difensori. In tal modo si potrebbero creare nuove aree di gioco aumentando così l'incertezza delle fasi successive.
Infine, è tempo di tornare, come era stato proposto e rifiutato, a limitare il numero dei calci piazzabili, accordando calci franchi per i falli che non sono di fuorigioco o pericolosi.
Ci sono certamente altre considerazioni per garantire norme che consentano ai giocatori di avere più opzioni per scegliere un gioco dinamico capace di dare più spazio all'espressione individuale, che dovrà essere conciliata con l'indispensabile coesione collettiva. E' importante che le regole cambino, se vogliamo evitare di saturare il gioco in forme immutabili, se vogliamo che i giocatori abbiano accesso a nuove competenze e che gli allenatori riflettano su come far acquisire al loro collettivo queste stesse competenze.
Pierre Villepreux


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