Il boss della nuova Italia, Jacques Brunel, ammette che il suo primo compito è di replicare nei trequarti le abilità tradizionali dei suoi avanti. Brunel, che ha preso il posto di Nick Mallett dopo la Coppa del mondo, può avvalersi di una coltura di avanti potenti, ma mentre questi sono stati in grado di competere con i migliori del mondo è la scarsità di mete realizzate in passato che porta motivi di preoccupazione.
Brunel, 57 anni, ha identificato questo come suo primo compito in vista del Sei Nazioni 2012. "Hai bisogno di una squadra che sia pericolosa in ogni reparto ed effettivamente è giusto dire che in questo momento la squadra è un po' squilibrata", dice Brunel. "Abbiamo avanti che sono in grado di competere con i migliori, ma dietro di loro c'è ancora margine di miglioramento per essere in grado di imporci e avere la forza per esibirci al più alto livello. Per questo stiamo cercando di riequilibrare la squadra, per implementare uno spirito, per creare libertà e dare mano libera a questa linea di trequarti in modo che possa sviluppare fiducia in se stessa".
Brunel ammette anche che farà leva sulla sua vasta esperienza - una carriera di allenatore che lo ha visto guidare Colomiers alla European Challenge Cup nel 1998 e Perpignan alla gloria del Top 14 a nel 2008 - cercando di trasformare l'Italia in una roccaforte dell'Emisfero Nord del rugby. "L'allenamento in senso etnologico significa semplicemente portare i giocatori dalla tua parte", afferma Brunel. "Hai bisogno di allenarti con un obiettivo, di trovate un modo per sentirti bene con te stesso perché l'allenamento è più veloce, incisivo, concentrato e anche più semplice. Non si deve complicare troppo lo stile di gioco, perché non abbiamo abbastanza tempo. Fondamentalmente abbiamo bisogno di sintetizzare le cose, ma senza limitare l'ambizione dei giocatori nello stile di gioco o nello spirito. Dobbiamo trovare questo equilibrio. Spero che sapremo superare il nostro potenziale, ma non puoi prenderti in giro: per avere buoni risultati c'è sempre bisogno di buoni giocatori. Nelle squadre nazionali, in particolare, non siamo in uno showroom dove visualizzare il grande lavoro che altri stanno facendo. Non possiamo migliorare i giocatori nelle tre settimane che passiamo con loro, non abbiamo abbastanza tempo. L'atmosfera può migliorare qualcuno e dargli fiducia, ma il suo livello è impostato in precedenza. Abbiamo alcuni buoni giocatori in Italia, non dimentichiamo che ora quello che dobbiamo fare è far funzionare le cose per bene".
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