In Nuova Zelanda si è acceso un dibattito sulle partite dei bambini. La federazione ha previsto che il punteggio non possa superare i 35 punti di scarto. Se accade, la squadra più forte fa entrare le riserve. Alcuni ex All Blacks, come Buck Shelford hanno gridato allo scandalo. Ecco il resoconto del New Zealand Herald.
Alcuni ex All Blacks hanno aspramente criticato una nuova regola volta a limitare le partite troppo sbilanciate nel rugby dei bambini. La ritengono una forma di "ingegneria sociale" che non sarebbe mai stata sdottata in Australia. Nel programma di sviluppo per i piccoli Blacks della New Zealand Rugby Union, dedicato ai minori di 13 anni, il margine di vittoria viene limitato a 35 punti. Gli allenatori delle due squadre possono incontrarsi tra il primo e il secondo tempo se il divario raggiunge i 35 punti e mettersi d'accordo su come possono "generare un confronto più equo”.
L'ex ala All Black Marc Ellis, che segnò sei mete in un match contro il Giappone finito col punteggio record di 145-17, ha detto che la nuova politica è un tentativo "ridicolo" di proteggere i bambini dalla realtà. Secondo lui i bambini non acquisiranno le competenze necessarie per avere successo dopo aver lasciato la scuola se vengono posti al riparo dalle delusioni. "Questo è il tipo di pensiero debole che è la rovina della società neozelandese, proteggere le persone da loro stesse, proteggerle dalla realtà che hanno bisogno di scoprire. La vera tragedia è che non ho mai incontrato un ragazzo che non ha un talento, un x-factor. Ma uno come me che ha dovuto lottare con la matematica avrebbe avuto sempre un voto C quando meritavo un E. Dove ci fermeremo? I colpi sono parte della vita". Una regola simile non sarebbe mai stato adottata in Australia, ha insistito Ellis: "Lo vedi nel cricket, dove vogliono vincere a tutti i costi e non importa se sono considerato un coglione. Questo fa parte senza scampo del mondo dello sport. Sono a favore della concorrenza. Ti definisce la realtà in cui ti trovi".Il leggendario ex capitano degli All Blacks Wayne "Buck" Shelford giudica questa politica "ingegneria sociale" che soddisfa solo una piccola minoranza di giovani giocatori di rugby.
"E' ingegneria sociale fare in modo di non ferire con un punteggio, con una sconfitta. Tu vai là fuori e cerchi di giocare duro come puoi. Si tratta di vincere, ovviamente, ma allo stesso tempo vincere ti rende umile e così anche essere sconfitto. Non credo che perdiamo molti giocatori se sono sconfitti duramente. Credo che sarebbero un po' scoraggiati, ma rimarrebbero lì". Shelford sostiene anche che non è giusto escludere i giocatori migliori dopo l'intervallo per rendere il match più equo: "Se ogni sabato i giocatori migliori rischiano di uscire potrebbero lasciare il gioco perché non riescono a praticarlo abbastanza".
L'ex All Black Eric Rush, un grande del Seven, aveva invece detto in precedenza che le intenzioni del NZRU sono buone e che già molti allenatori hanno cercato di rendere le partite più eque senza ricorrere al blocco dei punteggi. Rush assicurava che avrebbe "sicuramente" sostituito giocatori per riequlibrare le partite nel suo ruolo di co-allenatore della squadra under-12 dell'East Tamaki. "Se stiamo giocando una partita dura, questo avviene perché tutti i nostri ragazzi rimangono attivi nel gioco, funziona se a tutti i ragazzi è data la possibilità di competere, questa è la cosa importante".
Una e-mail inviata ai delegati dei club di Auckland ha suggerito alle squadre di far riposare i migliori giocatori e dare alle riserve più tempo di gioco per rendere le partite "più eque e sportive". I cento a zero sono ora pubblicati sul sito internet della Auckland Rugby Union come 35 a zero.
Donnell Hayden e Paul Harper
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