lunedì 11 luglio 2011

Reds campioni dopo una battaglia memorabile

I Reds del Queensland hanno vinto la finale del Super 15 battendo i Crusaders a Brisbane per 18-13. Decisiva una meta del mediano di mischia Will Genia. Ecco l'analisi del match pubblicata dal quotidiano The Australian.

  
In ogni battaglia c'è un momento cruciale in cui la vittoria è sul filo del rasoio, incerta su quale lato prendere. Per i Reds e il Crusaders quel momento è arrivato più o meno al minuto 25 di una monumentale finale di Super Rugby sabato notte, quando i neozelandesi hanno interrotto i loro tentativi di aggirare gli avversari e hanno invece scatenato il loro brutale pick-and-go di squadra. E' un'opzione predefinita dell'attacco Crusaders. Quando tutto il resto fallisce, è una tattica che produce invariabilmente risultati, e perché non dovrebbe visto che è l'equivalente rugbistico di una raffica di colpi di mazza indirizzati su un unico punto del muro difensivo? Aspettando questo momento il coach Ewen McKenzie aveva messo in guardia i giocatori Reds.
In un certo senso, aveva detto loro, sarebbe stato il segnale che quel che stavano facendo funzionava, dato che i Crusaders, che sempre preferiscono vincere con maestosi colpi al largo, abbandonavano lo stile per la sostanza. Ma, aveva detto, sarebbe stato anche il segnale che la partita era entrata nella fase più pericolosa con i Crusaders pronti a usare la loro arma definitiva. "A questo punto non potevamo indietreggiare" ha fatto notare McKenzie. "Abbiamo dovuto difenderci. Stavano aspettando che indietreggiassimo e questa situazioje è come quando due pistoleri stanno uno di frante all'altro: se si tiri indietro, sei morto ".
Questo era esattamente accaduto quando i Crusaders avevano violato il muro degli Stormers nella semifinale di Città del Capo una settimana prima, attaccando un fronte molto stretto e riversandosi poi attraverso quel buco. I Reds sapevamo che erano morti se si lasciavano sopraffare nella zona di collisione, assalto dopo assalto, rude e martellante. Hanno tenuto i nervi saldi. E salda è rimasta la loro linea. I Reds non avevano mai giocato una partita in cui era così disperatamente importante semplicemente resistere e superare la tempesta.
McKenzie, che era stato tre volte dalla parte dei perdenti in una di premiazione dei Crusaders nel Super Rugby, nel 2000 come assistente allenatore dei Brumbies e nel 2006 e nel 2008 con i Waratahs, e che con tutte le forze voleva evitare di provare questa sensazione disperante una quarta volta, aveva riflettuto a lungo su come preparare mentalmente i giocatori per questo test.
L'immagine che aveva scelto, per quanto non immune da un certo cliché, era stata efficace: aveva paragonato la finale a un incontro di boxe. "Ho detto ai giocatori che stavamo andando a disputare un match sui 12 round, ma che l'obiettivo dei Crusaders sarebbero stato di batterci in tre. Non avremmo però potuto usare la tattica di Muhammad Ali, che aspettava sulle corde". Coprirsi soltanto, contro i Crusaders non avrebbe funzionato. Dai loro un fianco libero per scaricare i colpi migliori e alla fine ti stendono, molto prima di essere stanchi. "No, noi avevamo bisogno di farli stancare", ha detto McKenzie. "E per farlo dovevamo giocare a rugby. Dovevamo stancarli mentalmente e fisicamente".
La fatica è sempre stata un fattore determinante. Il coach dei Crusaders Todd Blackadder e il capitano Richie McCaw hanno parlato del suo significato nel pre-partita, sapevano di doversi aprire la strada attraverso un camposanto. Ma lo sapevano anche i Reds. E sapevano che loro stessi erano stanchi. Era stata una lunga stagione, la più lunga del Super Rugby. Ripensate a quando il Queensland aveva affrontato i Crusaders nella stagione regolare, a quanto tempo è passato. La data era il 29 maggio, esattamente il giorno in cui era stata giocata la finale 2010 del Super 14. Per entrambe le squadre la partita di sabato era la quinta da quella data. I Reds sapevano che se loro erano stanchi, i Crusaders dovevano essere esausti dopo aver trascorso la stagione in trasferta, prima di terminarla con un viaggio di andata e ritorno in Africa. Questo ha reso l'attacco-lampo la migliore opzione per i Crusaders. Doveva essere la versione rugbistica della battaglia delle Ardenne, con i Crusaders che avevano un bisogno disperato di sfondare prima di finire la benzina.
Per i Reds era imperativo mantenere il contatto fino a quando i Crusaders avrebbero cominciato a declinare. Erano dietro solo 6-7 alla fine del primo tempo, pur avendo passato il 66 per 100 del tempo all'interno del proprio territorio, 3 minuti e 45 secondi del quale in difesa disperata del proprio quartiere. Quando i colpi dei Crusaders sono piovuti su di loro, l'unico obiettivo era di sopravvivere. Curiosamente, proprio nel momento in cui il piano dei Reds è sembrato funzionare di meno, subito dopo che Dan Carter aveva segnato al minuto 34, il Queensland ha realizzato che la caccia stava avendo buon esito. Will Genia ha fatto notare ai compagni di squadra quanto lentamente i giocatori Crusaders stavano rientrando a metà campo, quanto a lungo stava trascinando la procedura di trasformazione lo stesso Carter. I Reds erano usciti sconfitti da una scaramuccia, ma erano ancora pienamente in battaglia, e potevano vincerla.
Nulla è mai così preciso e definito, naturalmente, ma l'inizio del secondo tempo ha segnalato che i Reds stavano passando dalla difesa all'attacco. Solo tenendo la palla in mano e non gettandola via a calci, specie dopo aver conquistato il turnover, i Reds potevano sperare di centrare l'obiettivo di affaticare gli avversari.
Blackadder aveva avvertito che, anche quando la stanchezza avrebbe colpito i suoi giocatori, essi avrebbero attinto dai serbatoi di emergenza di carattere e spirito, e quando la partita barcollava verso l'ultimo quarto il motore dei visitatori stava ancora scoppiettando. In effetti, c'era ancora la possibilità di far fuori i Reds prima che i padroni di casa facessero fuori loro. Ma in quel momento Genia, che aveva calciato 14 volte nella partita, più di Quade Cooper, si era impostato per calciare ancora prima di rendersi conto che McCaw aveva leggermente deragliato lasciandogli una porta aperta. I Crusaders avevano avuto il loro momento nel primo tempo ma non erano stati abbastanza buoni da coglierlo. Ora era venuto il momento dei Reds e Genia lo ha preso con le due mani, partendo per una sconcertante corsa di 65 metri, prendendo in giro la difesa così a lungo, fintando un passaggio a Cooper, da tenerla lontana abbastanza da consentirgli di fare tutta la strada fino alla linea.

Ai Crusaders rimaneva solo la disperazione di dirigere le loro gambe di gomma. Sono andati a fondo coraggiosamente, ma nei loro attacchi non c'era più coerenza. La loro scommessa disperata li aveva portati a un passo dalla vittoria, ma i Reds - la squadra tatticamente migliore del Super Rugby - sono rimasti in vita giusto quanto bastava per avere il sopravvento.
Wayne Smith

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