giovedì 8 dicembre 2011

Grazie per la magia, Shane Williams

L'Australia ha battuto il Galles 24-18 a Cardiff, ma il risultato passa in secondo piano quando si tratta della partita d'addio di Shane Williams, la piccola ala che ha chiuso con un'ultima meta la sua fantastica carriera internazionale. Il resoconto della partita secondo il Mail Online e un bellissimo ritratto del giocatore disegnato dal quotidiano gallese Daily Post.

L'ultima meta di Williams, con capriola

Shane Williams commosso con i figli
Un'altra sconfitta in casa del Galles, contro una squadra che non sembra proprio riuscire a battere, normalmente non si trasformerebbe in un delirio di celebrazioni da parte di un pubblico appassionato. Ma quando Shane Williams conclude una carriera brillante segnando una meta nell'angolo come un marchio di fabbrica nell'ultimo movimento del gioco, anche una sconfitta può essere accettata. Questa non era veramente la rivincita del match per la medaglia di bronzo alla Coppa del mondo, vinto per tre punti sei settimane fa dall'Australia a Auckland. Questo è stato un incontro tutto centrato su Williams, il piccolo mago della fascia che ha ingannato e stregato le difese avversarie negli ultimi 11 anni, dimostrando che in un gioco sempre più fisico la dimensione non è necessariamente tutto.
Alla fine sul volto del 34enne scorrevano fiumi di lacrime, ed è così che era iniziato il pomeriggio quando è stato suonato l'inno gallese, un suono riverberato dugli spalti del Millennium Stadium con il tetto chiuso per l'occasione. Con i suoi due figli in braccio – Giorgie, la figlia di quattro anni, e Carter, due anni - Williams ha ricevuto gli applausi di una folla superiore alle 60 mila unità e dei Wallabies che si sono messi in fila per abbracciare un uomo che ha giocato il rugby come dovrebbe sempre essere giocato.
Per la verità, era stato un pomeriggio frustrante per Williams nel suo 87° e ultimo test. Dopo due Grandi Slam, due tour dei Lions e tre Coppe del mondo, gli highlights di Williams erano stati due placcaggi salva-meta sull'ala australiana Lachie Turner. In attacco, il suo primo tocco era stato un passaggio in avanti e la sua prima corsa si era conclusa con un calcetto direttamente in touche. Dopo un secondo tempo dominato dai Wallabies, sembrava che gli dei del rugby avrebbero rivelato ancora una volta che c'è poco sentimento di questi tempi nello sport internazionale.
Ma poi, con l'orologio in zona recupero, è venuto il momento che ha indirizzato ogni gallese, i neutrali e perfino gli australiani tutti quanti felici verso i bar nella notte di Cardiff. Per la maggior parte dei trequarti la situazione in cui Williams si è trovato quando ha avuto la palla tra le mani significa che c'è ancora molto lavoro da fare. Ma nel lampo di un finisher istintivo che riconosce che finalmente la sua occasione è arrivata, l'ala ha corso prima all'esterno di Berrick Barnes e poi ha eluso Anthony Fainga'a per tuffarsi nell'angolo, terminando con una capriola, i pugni in alto e un grido verso il cielo. Era la sua meta numero 58 per il Galles, cosa che migliora la sua posizione di leader tra i marcatori di mete gallesi e di terzo assoluto nel rugby internazionale, la sesta contro i Wallabies, anche questo un record gallese. Se si aggiungono le sue due mete con i Lions, l'ultimo contributo ha portato a 60 le sue mete nel rugby internazionale. Rhys Priestland ha trasformato per dare una parvenza di luce a un punteggio che ha visto per la verità la squadra gallese battuta meritatamente.
Più tardi, quando è riuscito a ricacciare indietro le lacrime, la passione di Williams per il gioco del rugby è stata rivelata a tutti. “Indossare questa maglia vuol dire tutto per me”, ha detto. 'Ogni volta che l'ho messa ho provato la migliore sensazione del mondo. Ci sono stati alti e bassi, ma ho goduto ogni istante del mio tempo come giocatore gallese. Ovviamente ho sentimenti contrastanti ora. Il punto di oggi era di battere l'Australia e non è successo, ma non avrei potuto finire meglio la mia carriera che segnando una meta. Non avrei potuto scrivere gli ultimi secondi in modo migliore”.
Entrambi gli allenatori si sono affrettati a complimentarsi con il piccolo uomo in un mondo grande. “Shane è stato spesso il catalizzatore delle tante cose buone accadute con il Galles ", ha detto Warren Gatland. “Ci sono tre cose necessarie per essere un giocatore di rugby di alto livello e bisogna avere almeno due di loro - velocità, abilità, dimensioni. E' giusto dire che Shane non possedeva le dimensioni, ma sicuramente la velocità e l'abilità”. Robbie Deans, il boss dei Wallabies vincitori, è d'accordo. “Shane è un giocatore unico nella sua generazione e merita ogni riconoscimento che riceve”, ha detto. “Non ero troppo entusiasta per aver concesso quella meta nel finale, almeno fino a quando ho visto chi l'aveva segnata. Lascia una grande eredità”.
Oltre alle emozioni, il Galles, privo di un certo numero di giocatori chiave per infortuni e impegni all'estero, ancora una volta non è riuscito a battere una potenza del Tri-Nations. Anche se il punto focale della sconfitta può essere indicato nel 48° minuto e nel cartellino giallo inflitto a Leigh Halfpenny, dopo che l'estremo aveva toccato deliberatamente la palla in avanti per evitare una probabile meta di James O'Connor. A quel punto il Galles era 6-3, grazie a due penalty di Priestland contro uno di O'Connor, ma in quei 10 minuti con 14 uomini il Galles ha incassato le mete di Will Genia, Turner e Barnes, che hanno deciso la gara. Un rientro vivace di Priestland suggellato da una meta prima di quella all'ultimo secondo di Williams, ma alla fine un risultato simile a quelli in Coppa del mondo, che avevano visto il Galles cadere di stretta misura contro Sudafrica, Francia e Australia. Eppure, il futuro è roseo per il Galles, anche senza il loro recordman in fatto di mete. Non vedremo Shane Williams di nuovo in un test match. Potremmo non vedere mai più un'ala piccola come lui a questo livello. Ma se doveva andare, è stato un bel modo di dire addio.
Ian Stafford

SE C'E' TALENTO
LE DIMENSIONI NON CONTANO
 
Anche nella sua prima foto di squadra per l'Amman United Juniors un cherubino di nome Shane Williams – che raggiunge a malapena la spalla del ragazzo accanto a lui - sembrava una mascotte insieme ai compagni di scuola. Al suo debutto per il Galles l'immagine era stata la stessa. Shane indossava una maglia abbastanza grande da accogliere lui stesso e un Quinnell. Ma l'eccesso di materiale rosso non ostacolò la sua aerodinamica. Tanto che si presentò al rugby internazionale con una passeggiata in meta e un saluto giovane e impertinente, mimando una pistola. Il pubblico gallese riconobbe in lui un classico carretto gallese se ce n'è uno e immediatamente lo portarono nel cuore. Noi l'abbiamo amato perché era una metafora di 5 piedi e 7 pollici del Galles stesso. Il piccolo Shane è stato il giocatore che ha fatto battere il nostro cuore più forte.
Quando danzava intorno a uomini due volte più grandi di lui e rivoluzionava nella sua testa tutte le idee comunemente accettate sul moderno rugby moderno professionistico, ci ha portato al centro di quello che veramente riguarda il rugby in Galles. Una piccola nazione ha la possibilità di essere in cima al mondo. Aprendosi la strada sulla scena mondiale superando il suo peso, con la sua carriera internazionale Shane ha incarnato il messaggio che se hai abbastanza talento le dimensioni non importano.
Sulla scia della prima stagione di Shane, la Welsh Milk lo ha trasformato nel suo poster boy, ma il suo sogno di collezionare più caps si è guastato quando Graham Henry rifiutò di convocarlo. Shane non ha giocato una partita nel 2002, un'ingiustizia che può avergli impedito di appendere le scarpe al chiodo con il record mondiale di mete segnate.
Il successore di Henry aveva dubbi simili sulla statura di Shane. "Digli di fare in modo che Shane prenda quell'aereo", ha insistito mia madre quando sono andata a intervistare Steve Hansen, prima della Coppa del mondo 2003. Hansen lo porterà - ma solo come terza scelta tra i mediani di mischia. Ma si rivelò una decisione cruciale quando Shane accese la campagna mondiale dei gallesi con prestazioni abbaglianti contro gli All Blacks e l'Inghilterra. Come la stampa australiana evidenziò allora “i Dragoni hanno messo paura agli All Blacks", con grandi lodi a Shane.
Shane era tornato. E il suo rientro sulla scena internazionale è stata la prova di un carattere d'acciaio che gli ha fatto rifiutare di essere cancellato. La medaglia d'oro olimpica Lynn Davies, uno che ne sa qualcosa sulla psicologia dello sportivo d'elite, crede che la mentalità di Shane lo renda speciale come le sue doti fisiche. "Il suo atteggiamento mentale è sempre stato molto positivo, ha una grande forza mentale", sostiene. "Si diceva che era troppo piccolo per giocare a rugby e ha adottato un approccio tipo: vi farò vedere io. Ha applicato una determinazione totale, quasi olimpica, per indurire l'allenamento che gli ha permesso di affrontare i placcaggi di tre giganti che si dedicano alla sua marcatura".
Verso la metà degli anni Duemila Shane era l'uomo da botteghino. Durante il tour estivo 2004 in Argentina ha mostrato al paese che ha dato al mondo il tango come danzano i ragazzi gallesi, sconcertando la difesa dei Pumas con il suo gioco di gambe da favola. Nel 2005 ha schiacciato nell'angolo contro l'Inghilterra mettendo a segno la prima meta di un Sei Nazioni che si sarebbe concluso con IL primo Grande Slam del Galles da 27 anni.
La meravigliosa sfacciataggine e stravaganza del suo gioco è stata sempre accompagnata da un approccio avventuroso nel suo look. Si dilettava con riflessi post-moderni color triglia che lo facevano sembrare un pappagallino molto veloce. Ma poi, rasato il tutto, ridiventava uno scolaro tutta innocenza con un destino da numero uno. Forse era un presagio, perché il 2008 è stata la stagione di Shane numero 1, quando le sue prestazioni imperiose lo condussero all'onore di essere incoronato Giocatore dell'anno IRB.
Il secondo Grande Slam in quattro anni per il Galles è stato una conquista collettiva illuminata della scintilla individuale di Shane. Ha fatto lavorare la sua alchimia fino a produrre effetti scandalosi contro la Scozia quell'anno. Dopo aver evitato alcuni placcaggi con una corsa esplosiva, solo Nikki Walker era riuscito a ostacolare la sua progressione balzandogli alle gambe. Allora l'ex ginnasta ha mostrato le sue abilità da circo, mandando le gambe verso il cielo e il braccio destro della parte giusta della bandierina d'angolo. Contro l'Irlanda per la Triple Crown ha accelerato attraverso la difesa irlandese per segnare una meta nello stesso, incredibile modo nell'angolo opposto. La coreografia della sua meta danzante contro l'Italia ha lasciato incredulo Shaun Edwards, che ha manifestato la sua ammirazione nel box degli allenatori: "Che giocatore!".
Shane è stato poesia in movimento per tutta quella campagna, ma è stata la più prosaica delle sue mete che rimarrà per sempre impressa nella memoria di Warren Gatland: "Per me quella contro la Francia è stata la meta del Grande Slam 2008, che arrivò non grazie alla sua corsa, ma per un calcio e grazie alla determinazione nel cacciare il pallone. Non potrò mai dimenticarla, è un ricordo speciale".
Quell'estate la sua prestazione contro il Sudafrica ha lasciato in tutti noi un momento indimenticabile di Shane. Quando ho chiesto a 15 grandi gallesi di rendere omaggio a Shane per Radio Wales quasi tutti hanno citato il suo “scuoiamento” di Bryan Habana nel primo test o il suo side-step che gli aveva permesso di sfuggire a mezza squadra Springbok nel secondo come il loro pezzo preferito della magia di Williams. "Quando Shane ha segnato a Bloemfontein ero là in cabina di commento", ricorda Ieuan Evans. "Tutti gli afrikaner erano semplicemente a bocca aperta quando ha lasciato indietro Bryan Habana". Secondo James Dean Bradfield dei Manic Street Preachers "quando Shane ha segnato la meta nel secondo test mangiandosi quattro o cinque difensori sudafricani, è squillato l'allarme fuori dall'Europa perché si era rivelato un vero talento di classe mondiale”.
Se le glorie di Shane in attacco sono ben documentate, non dimentichiamo le sue prodezze difensive, che sono tanto più notevoli se si considera che spesso raggiungeva appena la clavicola di quelli che ha abbattuto. In quella partita surreale contro la Scozia lo scorso anno sarà ricordato come il giocatore che ha segnato la meta a tempo scaduto che suggellò la più notevole rimonta nella storia Sei Nazioni. Ma non dimenticherò mai il modo in cui, all'inizio della partita, ha impedito una meta sicura degli scozzesi saltando per intercettare un calcio in cross di Dan Parks. Andano a competere con due Caledoni più alti, il più piccolo uomo del Galles in campo sembrava essersi trasformato in uno Stretch Armstrong (pupazzo di gomma tipo campione di body-building famoso negli anni '70, ndr) capace di afferrare la palla in cielo. E quest'anno nella partita di warm-up per la Coppa del mondo vinta contro l'Inghilterra ha impedito a Matt Banahan di segnare, anche se questo mostro ha tatuaggi che sono più grandi di Shane. Tutti esempi di magia che aggiungono qualcosa a un decennio di intrattenimento abbagliante.
Non mi stupisce che rimanga l'unico Grogg (caricature di creta che raffigurano i campioni del rugby, ndr) a veder rappresentato un giocatore in volo. Come lo scultore Richard Hughes ha spiegato: "Realizzare un Grogg su una gamba sola è quasi impossibile, ma abbiamo dovuto farlo per Shane". Ma anche Shane ha trasformato il rugby in una forma d'arte. Qualche altro giocatore dell'era moderna ha regalato tanto spettacolo, stile e puro piacere agli appassionati in Galles e oltre?
E' stata una gioia testimoniare la sua odissea danzante attraverso il rugby gallese e mentre si prepara a raggiungere la fine del viaggio, James Dean Bradfield riassume splendidamente il posto di Shane nella storia del nostro gioco. "E' la quintessenza di ciò che le persone al di fuori del Galles immaginano o desiderano che il rugby gallese debba essere - una storia d'amore con uno stile di gioco imprevedibile e dallo spirito corsaro. E' diventato il legame tra il presente e il passato. Cosa che lo rende senza tempo e fa di lui un vero grande".
Shane è davvero il ​​legame tra il presente e il passato. E quando si fischia l'inizio della sua ultima partita per il Galles è commovente immaginare un futuro senza di lui. Grazie per la magia, Shane.
Carolyn Hitt

Nessun commento:

Posta un commento