Shane Williams sabato uscirà dal tunnel del Millennium Stadium tra applausi fragorosi. E per quanto mi riguarda, quanto più forte e lunga sarà l'ovazione meglio sarà. Stiamo dicendo addio alla più brillante stella che il rugby gallese ha conosciuto negli ultimi dieci anni e non posso esprimere un tributo maggiore se non inserirlo lì in alto con Gerald Davies e i migliori che io abbia mai visto.
C'è una sorprendente somiglianza tra le due autentiche grandi ali del gioco. Ero solito dire di Gerald che se aveva due o tre uomini davanti a sé non c'era confronto lo stesso. Gerald avrebbe vinto a mani basse... e lo ha sempre fatto. Allo stesso modo Shane. Lui ha questa abilità incredibile di annusare mezza possibilità, di produrre velocità accecante e corse labirintiche per volare via, confondere i difensori e segnare.
Quando vedevo Gerald correre su una delle sue piste, cominciavo giù a camminare verso i pali per prendere la palla da calciare per l'inevitabile trasformazione. Sono sicuro che, se avessi avuto il privilegio di giocare accanto a Shane, avrei fatto altrettanto. Il suo record statistico di essere il nostro più grande marcatore di mete della nella storia - 59 in 90 test per il Galles e i Lions - la dice lunga. Ma Shane è molto di più. E' l'ultimo di una razza, una specie di piccola prelibatezza che non solo ha dimostrato di poter giocare tra le ali-colosso del gioco moderno, ma anche di trionfare a tal punto da essere nominato giocatore mondiale dell'anno in 2008. Che impresa, e che bella eredità lascia dietro di sé!
L'ovazione che gli verrà attribuita prima della partita con l'Australia sarà un momento toccante e ho il sospetto che avrà un impatto anche sui Wallabies. Per quanto duri i giocatori di rugby possano essere, essi sanno quando sono in presenza della grandezza e che questa è la fine di un'era.
Shane, dovete ricordare, ha vinto contro ogni pronostico, nonostante le varie prove e le tribolazioni che il rugby gallese ha dovuto sopportare nel corso degli anni. Ci sono stati momenti alti occasionali, meravigliosi come i due Grandi Slam. Più spesso, però, ci sono stati momenti bassi. Eppure, anche nei giorni bui Shane è sempre riuscito a emergere ed è stato un vero piacere per il popolo gallese vedergli indossare la famosa maglia rossa.
C'è sempre un senso di attesa, anticipazione e speranza - proprio come con Gerald - quando Shane ha la palla. E spesso è riuscito a realizzare quello che voleva con meraviglioso equilibrio e capacità ipnotica. E' solo una questione di tempo prima che sia inserito nella Rugby World Hall of Fame. Non ci sono stati gallesi selezionati di recente per questo onore, ma quelli di noi che sono stati scelti in passato saranno più che felici quando si unità a noi.
Come ho detto, però, non si tratta solo del fatto che Shane è un marcatore di mete, ma del modo stesso in cui gioca. Non si fa intimidire dai giganti che si presentano davanti a lui, visto che le ali di questi tempi sono grandi come terze linee. Non si fa scoraggiare dal poco spazio che il campo sembra concedere. Né se ne sta all'esterno, nella sua zona di comfort, se volete, ad aspettare che la palla lo raggiunga. No, Shane viene coinvolto molto più di gran parte delle ali moderne. Forse è lo spirito libero che alberga in lui, forse il retaggio di essere stato un mediano di mischia in gioventù... ma lui vuole sempre essere coinvolto.
Naturalmente, che Shane possa uscire vincitore dalla partita di sabato è un'altra questione. I Wallabies possono essere senza Quade Cooper e Kurtley Beale, ma vogliono sempre vincere ogni gara. Io però ho una genuina speranza per il nuovo look di questa giovane squadra gallese che si è messa insieme durante la Coppa del mondo in Nuova Zelanda. Questi giocatori hanno sperimentato un brivido reale agli antipodi, l'attenzione della stampa, le interviste tv, le partite vinte, le luci della ribalta, e devono avere goduto di ogni momento. Conoscono quello che serve per essere al top del gioco a livello internazionale e non vogliono perdere l'occasione. Non ho dubbi che sia uno dei fattori dietro il successo delle nostre squadre regionali nei primi due turni di Heineken Cup. I migliori giocatori sono tornati e, nonostante la loro tenera età, hanno dimostrato di capire che cosa è necessario per avere successo. E' ciò che mi rende così positivo sul futuro del rugby gallese, anche se stiamo vedendo partire la nostra stella più luminosa.
Addio Shane... è stato un vero piacere. Non sarai mai dimenticato. E non credo che vedremo di nuovo qualcuno che ti somigli.
C'è una sorprendente somiglianza tra le due autentiche grandi ali del gioco. Ero solito dire di Gerald che se aveva due o tre uomini davanti a sé non c'era confronto lo stesso. Gerald avrebbe vinto a mani basse... e lo ha sempre fatto. Allo stesso modo Shane. Lui ha questa abilità incredibile di annusare mezza possibilità, di produrre velocità accecante e corse labirintiche per volare via, confondere i difensori e segnare.
Quando vedevo Gerald correre su una delle sue piste, cominciavo giù a camminare verso i pali per prendere la palla da calciare per l'inevitabile trasformazione. Sono sicuro che, se avessi avuto il privilegio di giocare accanto a Shane, avrei fatto altrettanto. Il suo record statistico di essere il nostro più grande marcatore di mete della nella storia - 59 in 90 test per il Galles e i Lions - la dice lunga. Ma Shane è molto di più. E' l'ultimo di una razza, una specie di piccola prelibatezza che non solo ha dimostrato di poter giocare tra le ali-colosso del gioco moderno, ma anche di trionfare a tal punto da essere nominato giocatore mondiale dell'anno in 2008. Che impresa, e che bella eredità lascia dietro di sé!
L'ovazione che gli verrà attribuita prima della partita con l'Australia sarà un momento toccante e ho il sospetto che avrà un impatto anche sui Wallabies. Per quanto duri i giocatori di rugby possano essere, essi sanno quando sono in presenza della grandezza e che questa è la fine di un'era.
Shane, dovete ricordare, ha vinto contro ogni pronostico, nonostante le varie prove e le tribolazioni che il rugby gallese ha dovuto sopportare nel corso degli anni. Ci sono stati momenti alti occasionali, meravigliosi come i due Grandi Slam. Più spesso, però, ci sono stati momenti bassi. Eppure, anche nei giorni bui Shane è sempre riuscito a emergere ed è stato un vero piacere per il popolo gallese vedergli indossare la famosa maglia rossa.
C'è sempre un senso di attesa, anticipazione e speranza - proprio come con Gerald - quando Shane ha la palla. E spesso è riuscito a realizzare quello che voleva con meraviglioso equilibrio e capacità ipnotica. E' solo una questione di tempo prima che sia inserito nella Rugby World Hall of Fame. Non ci sono stati gallesi selezionati di recente per questo onore, ma quelli di noi che sono stati scelti in passato saranno più che felici quando si unità a noi.
Come ho detto, però, non si tratta solo del fatto che Shane è un marcatore di mete, ma del modo stesso in cui gioca. Non si fa intimidire dai giganti che si presentano davanti a lui, visto che le ali di questi tempi sono grandi come terze linee. Non si fa scoraggiare dal poco spazio che il campo sembra concedere. Né se ne sta all'esterno, nella sua zona di comfort, se volete, ad aspettare che la palla lo raggiunga. No, Shane viene coinvolto molto più di gran parte delle ali moderne. Forse è lo spirito libero che alberga in lui, forse il retaggio di essere stato un mediano di mischia in gioventù... ma lui vuole sempre essere coinvolto.
Naturalmente, che Shane possa uscire vincitore dalla partita di sabato è un'altra questione. I Wallabies possono essere senza Quade Cooper e Kurtley Beale, ma vogliono sempre vincere ogni gara. Io però ho una genuina speranza per il nuovo look di questa giovane squadra gallese che si è messa insieme durante la Coppa del mondo in Nuova Zelanda. Questi giocatori hanno sperimentato un brivido reale agli antipodi, l'attenzione della stampa, le interviste tv, le partite vinte, le luci della ribalta, e devono avere goduto di ogni momento. Conoscono quello che serve per essere al top del gioco a livello internazionale e non vogliono perdere l'occasione. Non ho dubbi che sia uno dei fattori dietro il successo delle nostre squadre regionali nei primi due turni di Heineken Cup. I migliori giocatori sono tornati e, nonostante la loro tenera età, hanno dimostrato di capire che cosa è necessario per avere successo. E' ciò che mi rende così positivo sul futuro del rugby gallese, anche se stiamo vedendo partire la nostra stella più luminosa.
Addio Shane... è stato un vero piacere. Non sarai mai dimenticato. E non credo che vedremo di nuovo qualcuno che ti somigli.
Barry John
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