lunedì 13 febbraio 2012

Italia, errori e panchina corta

ITALIA 15: 15 Masi; 14 Venditti, 13 Benvenuti, 12 Canale (63' Morisi), 11 McLean; 10 Burton (47' Botes), 9 Gori (57' Semenzato); 1 Lo Cicero, 2 Ghiraldini (58' D'Apice), 3 Castrogiovanni (33' Cittadini); 4 Geldenhuys (54' Pavanello), 5 Bortolami; 6 Zanni, 7 Barbieri (76' Bergamasco), 8 Parisse (capt).
INGHILTERRA 19: 15 Foden; 14 Ashton, 13 Barritt, 12 Farrell, 11 Strettle; 10 Hodgson (77' Turner-Hall), 9 Youngs (50' Dickson); 1 Corbisiero, 2 Cole (75' Webber), 3 Hartley (75' Stevens); 4 Botha, 5 Palmer (58' Parling); 6 Croft , 7 Robshaw (capt), 8 Dowson (51' Morgan).
Marcatori: 26' cp Farrell, 35' cp Farrell, 37' m. Venditti, 40' m. Benvenuti t. Burton, 47' cp Burton, 50' m. Hodgson t. Farrell, 54' cp Fallell, 65' cp Farrell.
Arbitro: Jerome Garces (Francia).


In quattro minuti l'Italia ha quasi vinto la partita, in quattro minuti l'ha persa. Una sconfitta amara, quella dell'Olimpico, perché mai come stavolta l'Inghilterra, giovane e inesperta del dopo mondiale, era alla portata degli azzurri. L'Italia, alla fine del primo tempo, aveva capitalizzato due errori madornali di Foden: un passaggio in avanti per consegnare la meta a Venditti e un riciclo assurdo a tempo quasi scaduto che ha lanciato Benvenuti in uno sprint inarrestabile di 50 metri.A mezz'ora dalla fine l'Italia era avanti 15-6 e sembrava in controllo. Una touche rubata agli inglesi, poi una splendida cacciata a terra di Barbieri. In un attimo tutto cambia. Dietro al raggruppamento Bortolami sceglie di fare un passaggio lungo per la liberazione di Masi. La palla è un po' lenta, ma l'estremo ha tutto il tempo per calibrare il calcio. Forse troppo tempo. L'agguato di Hodgson riesce, identico a quello che una settimana prima aveva posto fine alla carriera dello scozzese Dan Parks. Palla stoppata e meta sul rimbalzo.

Qui qualcosa si rompe e l'Italia perde la testa. Tre falli in rapida successione, l'ultimo di Bortolami che rientra pigramente ed è in fuorigioco sull'attacco di Dickson: sorpasso inglese. Ancora quattro falli, con quello di Lo Cicero in mischia chiusa che costa altri tre punti. Poi due penalty penosi di Botes e una serie di pasticci di Semenzato. Finisce 15-19, con un parziale di 3-13 nella ripresa. Cos'è successo?
In parte quello che era accaduto contro la Francia. La squadra è calata fisicamente nel secondo tempo e ha subito l'accelerazione degli inglesi proprio come aveva dovuto arrendersi a quella dei transalpini. Ma se a Parigi erano stati quattro errori pesanti a condannare gli italiani, stavolta ne è bastato solo uno, peraltro non definitivo, visto che dopo la meta di Hodgson l'Italia era ancora in vantaggio.
La squadra è crollata psicologicamente. Era già provata dalla perdita per infortunio di Castrogiovanni, un'iniezione di insicurezza nel pack. Poi Brunel ha probabilmente sbagliato un cambio, mentre Lancaster ha indovinato un paio dei suoi. La sostituzione di Burton è avvenuta dopo il suo penalty del 15-6 ed è stata educatamente contestata dal giocatore. Come contro la Francia, il suo gioco tattico al piede, e anche quello di Gori, non era stato molto consistente. Ma la squadra aveva bisogno di ancorarsi alla sua esperienza e, sperabilmente, alla sua precisione dalla piazzola. Botes è entrato nel momento critico del match interpretando un ruolo non proprio suo. Con i se non si va da nessuna parte, ma ci sarebbe piaciuto vederlo nel suo ruolo naturale di mediano di mischia. Invece, al posto di Gori, è entrato un confuso Semenzato, che ha trasmesso ulteriore insicurezza a una squadra che stava ormai esaurendo il serbatoio di energie fisiche e mentali.
Nello stesso momento l'Inghilterra ha sostituito uno spento Young con Dickson alla mischia, e il numero 8 Dowson con Morgan. E sono stati questi due giocatori a suonare la carica inglese, velocizzando gli attacchi e aggredendo la linea difensiva con maggiore efficacia. L'Italia ha comunque difeso bene e se un calcio l'avesse rimessa in partita avrebbe potuto trovare qualche ulteriore, miracolosa risorsa. E' finita invece con il commento lucido e amaro di un monumentale Parisse: peccato, questa Inghilterra non era migliore di noi.
Paolo Catella

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