Il trionfo dell'Italia sulla Francia, ma anche la difficoltà dell'Inghilterra a domare la Scozia a Twickenham, hanno dimostrato una volta di più che nel Sei Nazioni non ci sono partite che si vincono da sole. Francia e Inghilterra venivano da quella sorta di finale europea che spesso è il loro scontro diretto. La Francia, battuta dagli inglesi, non aveva più molto da chiedere al torneo, se non di battere avversari ritenuti minori. L'Inghilterra ha vissuto la classica sindrome da missione compiuta. Ma la determinazione di una squadra rimane un fattore che può sovvertire ogni previsione basata soltanto sugli standard tecnici. C'è una misura della determinazione? Qualche indicazione può venire da una valutazione, anche rudimentale, di quanto avviene nell'area di collisione.
Ebbene: contro la Francia gli azzurri hanno vinto la collisione con gli avversari 92 volte, i transalpini 67. In altre parole: nel 58 per cento dei casi l'Italia è uscita vincente nello scontro uomo contro uomo. E se nel primo tempo il confronto era 39-33 per gli italiani (54 per cento), nella ripresa il divario è diventato un 53-34 (61 per cento) che sarebbe stato ancora più imbarazzante per i francesi senza la sfuriata finale per recuperare il risultato.
Parentesi: la collisione non è solo una questione di forza. I neozelandesi, ad esempio, dopo anni di “rugby-autoscontro” hanno sviluppato una competenza formidabile su angoli di corsa, posizionamento del corpo, accelerazione a contatto, sostegno. E l'altra spettacolare opzione per scardinare le difese, il riciclo volante, rimane aperta, ma viene gestita con la consapevolezza del rischio.
Ma torniamo ai nostri numeri. Vincere la collisione è stato decisivo al Flaminio anche perché l'Italia, pur difendendosi dignitosamente in touche, non è stata dominante in mischia chiusa come altre volte, anzi. Il pack azzurro ha perso palla tre volte su propria introduzione. E diciamola tutta: sarà bene non lamentarsi degli arbitri per il prossimo quinquennio dopo la decisione del neozelandese Lawrence di negare ai francesi due penalty in mezzo ai pali nei minuti finali. Ma l'aggressività azzurra nella collisione ha vanificato la superiorità francese nelle fasi statiche. Parra e compagni sono scesi in campo convinti di poter vincere facilmente esplorando gli intervalli al largo e sfruttando gli errori degli italiani. Senza combattere, se non il minimo necessario. Solo che le prime prese al volo di Masi hanno subito chiarito che l'Italia non sbagliava gratis. E la difesa avanzante degli azzurri ha messo i francesi sotto pressione, costringendo loro all'errore. La Francia ha così perso gradualmente fiducia e lucidità. L'Italia ha invece capito di essere pienamente in partita anche sul 18-6. E' addirittura cresciuta quando il serbatoio della benzina si avvicinava alla riserva. Ha costruito una meta fantastica. Ha trovato in Mirco Bergamasco un freddo giustiziere (cruciale la trasformazione della meta dopo due errori dalla piazzola). Ha dato tutto. Per questo ha vinto.
Paolo Catella
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