giovedì 8 settembre 2011

Cinque grandi, All Blacks favoriti

Vigilia di Coppa del mondo. Ecco il pronostico di Paul Ackford, ex seconda linea dell'Inghilterra, sul Daily Telegraph.


Per me ci sono solo cinque grandi. Ci possono anche essere 20 nazionali che si battono in 48 partite lungo l'arco di sei settimane, ma scommetto una sterlina contro un penny che la finale sarà una battaglia fra due di queste: Inghilterra, Francia, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.
Non che io dia molte possibilità agli Springboks. I campioni del mondo non si sono spostati in avanti di un centimetro da quando hanno battuto l'Inghilterra quattro anni fa a Parigi. Troppo vecchi, troppo conservatori, stanno nel quintetto semplicemente perché sono la nazione più ostinata nel mondo di rugby, con un pack estremamente fisico e il miglior mediano di mischia del mondo, Fourie du Preez. Ma la scintilla, l'immaginazione? Lasciamo perdere.
E questa è una preoccupazione anche per l'Inghilterra che entra nel settimo raduno mondiale. La rivoluzione che si manifestò la scorsa estate in Australia ed è continuata contro i Wallabies a Twickenham in autunno, a un certo punto è andata un po' in stallo. Allora i tre backs Chris Ashton, Ben Foden e Mark Cueto erano sulla bocca di tutti per il loro coraggio, l'audacia e l'esuberanza. Ora le conversazioni sono incentrate su dove siano andate a finire quelle qualità. Non c'è dubbio che gli analisti delle squadre avversarie hanno elaborato strategie per limitare Ashton e Foden, ma i buoni giocatori trovano il modo di aggirare questo tipo di attenzioni e sarà interessante misurare la qualità e la portata del loro contributo mentre l'Inghilterra cercherà di progredire nel torneo.
Questo è solo uno dei problemi di Martin Johnson. Deve anche cercare di capire come vincere le partite senza un terza linea che abbia l'atavico istinto di dominare il breakdown. Anche un Lewis Moody sano non si adatta a questa categoria. Ci sono vari modi per aggirare il problema, ma spazzini specialisti come il neozelandese Richie McCaw, l'australiano David Pocock e il gallese Sam Warburton sono molto apprezzati come aperture e piloni nel gioco moderno ed è facile prevedere quanto possano influire sul risultato delle partite.
Eppure, l'Inghilterra ha la possibilità di avanzare fino alla sua quarta finale, in parte perché la squadra di Johnson raramente perde lo scontro fisico, in parte perché la sua difesa è molto efficace, ma soprattutto perché con Jonny Wilkinson l'Inghilterra ha un uomo capace di accumulare punti . Sembra assurdamente semplicistico, ma Wilkinson lo fa meglio di chiunque altro, anche se costretto sulla difensiva, invariabilmente anche nei match più incerti, facendo il suo lavoro al meglio nelle più rarefatte atmosfere, che è quello che costituisce la grandezza nello sport. Ma è anche perfettamente possibile vedere l'Inghilterra tornarsene a casa dopo i quarti di finale, innescando titoli e inchieste sulla capacità di Johnson di essere all'altezza del compito, perché è certo che si troverà di fronte la Francia o la Nuova Zelanda, probabilmente la Francia, per il primo dei turni sismici a eliminazione diretta. Accadrà quando questa Coppa del Mondo inizierà a ribollire, perché prima la maggior parte delle partite delle poule avrà la prevedibilità che continua a minare il torneo.
Nonostante tutti i progressi che l'International Rugby Board ha realizzato per migliorare la competitività delle nazioni più piccole, non ha molto senso sintonizzarsi sulla Romania o la Georgia che affrontano l'Inghilterra. Vale la pena, al limite, per identificare le differenze culturali o stilistiche e per individuare i giocatori che potrebbero fare una vita decente nei grandi club europei, ma non c'è alcun tipo di reale concorrenza, se è quello che stai cercando. E questo vale per gli Usa, la Russia, il Canada, la Namibia e il Giappone.
E poi c'è la Francia: imbronciata, svogliata Francia le cui prospettive hanno subito un duro colpo per la mancanza di rispetto della federazione nei confronti del coach Marc Lièvremont, che resterà senza lavoro dopo la Coppa del mondo qualunque cosa accada. Io non sono un fan di Lièvremont, ed è vero che lui stesso ha deciso l'anno scorso di non chiedere un'estensione del contratto dopo i Mondiali, ma perché la federazione francese non lo abbia semplicemente lasciarlo andare avanti con i lavori in corso e fatto il nome del successore dopo il torneo, invece che una settimana fa, è una vergogna e va in qualche modo a spiegare perché la Francia, con tutto il loro talento e le sue risorse, ha raggiunto solo due finali senza vincere mai in 24 anni di Coppe del mondo. Sono un po' fuori di testa. Tuttavia rimangono una nazione in grado di rendere il gioco grande, come ha sperimentato la Nuova Zelanda nel 1999 e nel 2007, anche se storicamente non è stata in grado di ripetersi. Un quarto di finale contro la Francia sarà preoccupante per l'Inghilterra, soprattutto perché si sono incontrate in semifinale nel 2003 e nel 2007 con l'Inghilterra vincente in entrambi i casi. Qual è quella frase? Tutto quello che fai ti torna indietro?
Tutto ciò lascia Nuova Zelanda e Australia, prima e seconda nella classifica mondiale, e dopo il loro incontro la scorsa settimana a Brisbane, come le le due nazionali nella posizione migliore per andare fino in fondo. Hanno difetti. Per i primi cinque uomini l'Australia dispone di alternative valide quanto l'Inghilterra per il mediano di mischia, vale a dire non valide affatto, ma togliendo la fascia di capitano a Rocky Elsom per passarla al seconda linea James Horwill il coach Robbie Deans ha sottolineato l'importanza della grinta nella sua brigata. Una Coppa del mondo al di là del mare di Tasman non fa paura a Deans, che è nato in Nuova Zelanda, ha giocato per gli All Blacks e ha portato i Crusaders a cinque titoli del Super Rugby. Aggiungete a questo la brillantezza di una linea veloce che vanta la stravaganza di Kurtley Beale, James O'Connor, Quade Cooper e Will Genia e ci vorrà davvero una buona squadra per impedire all'Australia di diventare la prima nazione a portare a casa tre Coppe del mondo.
Per la mia scommessa, nonostante le sconfitte nelle ultime due trasferte in Sudafrica e Australia, gli All Blacks partono con un vantaggio considerevole, tanto più che la finale si svolgerà all'Eden Park, un terreno dove gli All Blacks hanno perso l'ultimo test nel 1994 contro Francia. La Nuova Zelanda entra nella manifestazione con Kieran Read infortunato, con una sola apertura di grande reputazione, Dan Carter, e con debolezze nel ruolo di mediano di mischia. Ma può disporre di ritmo e potenza in abbondanza ovunque, di un gruppo di allenatori esperti e stabili, disperatamente motivati a non ripetere gli errori delle campagne precedenti, e di un sostegno che non sarà mai inferiore all'isteria.
Le Coppe del mondo sono raramente vinte dalle nazioni ospitanti. La Nuova Zelanda lo ha fatto nel 1987, così come il Sudafrica nel 1995, quando i Boks, ispirati da Nelson Mandela, unirono la nazione arcobaleno. Il Sudafrica, uscito da non molto dall'apartheid, non avrebbe dovuto battere gli All Blacks nella finale, ma lo hanno fatto, ed è inevitabile che l'eco di quel risultato risuoni anche ora.
Questo grande evento non avrebbe dovuto essere organizzato in Nuova Zelanda. Sarà una esperienza fantastica e vibrante, ma gli stadi sono troppo piccoli, i benefici commerciali troppo miseri per un torneo della dimensione della Coppa del mondo di rugby. Le semifinali e la finale cominceranno alle 21, ora neozelandese, per placare le emittenti europee che metteranno in vendita spot pubblicitari per partite giocate all'ora di colazione. La Nuova Zelanda ha deliberatamente pizzicato le corde del cuore quando ha supplicato di avere un'ultima possibilità di organizzare una Coppa del mondo. Dato che il sentimento sarà la moneta corrente nelle prossime settimane, gli All Blacks sembrano sulla strada giusta per la gloria.
Paul Ackford


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