Mark Ella è stato il genio del rugby australiano negli anni '80 e conosce bene l'Italia per aver allenato a Milano. Questo il suo punto di vista sulla sfida con gli azzurri pubblicato sull'Australian.
Will Genia in allenamento prima del match con l'Italia |
I Wallabies si troveranno ad affrontare un test severo contro la sfavorita l'Italia nel testa a testa di domani al North Harbour Stadium di Auckland, match che lancia la sfida australiana per la sua terza Webb Ellis Cup. Gli italiani non sono noti per un rugby raffinato ed elegante, ma piuttosto per il loro approccio abrasivo, che va diretto al punto e li rende un avversario difficile.
Tutti sanno che gli italiani hanno un pack forte e competitivo, in particolare in mischia chiusa, ma più la palla viaggia lontano dalla sicurezza dei loro avanti, meno potenti diventano.
Tutti sanno che gli italiani hanno un pack forte e competitivo, in particolare in mischia chiusa, ma più la palla viaggia lontano dalla sicurezza dei loro avanti, meno potenti diventano.
In circostanze normali, i Wallabies dovrebbero essere in grado di smantellare gli italiani senza troppi problemi. Mi aspetto che i Wallabies proseguano nella loro recente tendenza a giocare duramente davanti prima di dare ai tre quarti la libertà di buttare il pallone in giro. Contro Samoa a fine luglio hanno pagato a caro prezzo il tentativo di giocare con uno stile troppo espansivo senza prima stabilire la giusta piattaforma da cui lanciare i loro attacchi. Cercare il gioco al largo senza prima far collassare i samoani nel brekdown ha reso i Wallabies un bersaglio per gli aggressivi abitanti delle isole maggiori. In buona misura lo stesso si può dire quando si gioca troppo piatti al largo contro una squadra affamata come avvenuto contro gli All Blacks a Auckland qualche settimana dopo, di nuovo cercando di essere troppo fantasiosi senza fare prima il lavoro duro.
Due grandi partite hanno fatto seguito a queste lezioni di rugby venute dai samoani e dagli All Blacks, quando i Wallabies hanno sconfitto gli Springboks a Durban e gli All Blacks a Brisbane.
Non è stato rugby perfetto, ma almeno ha dato ai Wallabies una migliore idea su come costruire la loro struttura di gioco, coinvolgendo i primi cinque uomini e giocando per linee dirette più che in laterale. Se questa strategia è stata abbastanza buona durante il Tri-Nations contro All Blacks e Springboks, allora si dovrebbe pensare che lo stesso approccio sarà certamente sufficiente per garantire il successo contro questo avversario del Sei Nazioni.
Gli italiani non chiedono niente di meglio che il pack dei Wallabies tenti di distruggerli in fretta, perché questo è esattamente il tipo di gioco che cercano. Dopo aver allenato in Italia per tre anni nei primi anni 1990, so che gli italiani non gradiscono nulla più di una sfida davanti. Il rugby italiano è stato e sarà sempre fortemente influenzato dai francesi, che investono una grande quantità di tempo e fatica sul gioco degli avanti. E come i francesi, gli italiani si distraggono molto facilmente, ed è per questo che sono così discontinui e faticano a giocare a rugby per gli interi 80 minuti.
Comunque, la sfida per il diritto di potersi vantare è proprio lì e i Wallabies devono assicurarsi che la loro avventura in coppa non venga affondata alla prima partita. La loro mischia è migliorata notevolmente da quando sono stati demoliti da un team efficace come l'Inghilterra durante l'ultima Coppa del mondo in Francia nel 2007. E sarà importante inviare subito un messaggio agli avversari principali, mettendo la mischia italiana sui talloni. Se gli australiani vogliono giocare in attacco, buona fortuna a loro. Sono d'accordo che questo è sempre l'approccio migliore, non importa quale sia l'avversario, e se i Wallabies potranno sopraffare gli italiani in mischia poi la loro fiducia crescerà enormemente in vista della partita di sabato prossimo contro l'Irlanda a Auckland. Forza Wallabies!
Mark Ella
Due grandi partite hanno fatto seguito a queste lezioni di rugby venute dai samoani e dagli All Blacks, quando i Wallabies hanno sconfitto gli Springboks a Durban e gli All Blacks a Brisbane.
Non è stato rugby perfetto, ma almeno ha dato ai Wallabies una migliore idea su come costruire la loro struttura di gioco, coinvolgendo i primi cinque uomini e giocando per linee dirette più che in laterale. Se questa strategia è stata abbastanza buona durante il Tri-Nations contro All Blacks e Springboks, allora si dovrebbe pensare che lo stesso approccio sarà certamente sufficiente per garantire il successo contro questo avversario del Sei Nazioni.
Gli italiani non chiedono niente di meglio che il pack dei Wallabies tenti di distruggerli in fretta, perché questo è esattamente il tipo di gioco che cercano. Dopo aver allenato in Italia per tre anni nei primi anni 1990, so che gli italiani non gradiscono nulla più di una sfida davanti. Il rugby italiano è stato e sarà sempre fortemente influenzato dai francesi, che investono una grande quantità di tempo e fatica sul gioco degli avanti. E come i francesi, gli italiani si distraggono molto facilmente, ed è per questo che sono così discontinui e faticano a giocare a rugby per gli interi 80 minuti.
Comunque, la sfida per il diritto di potersi vantare è proprio lì e i Wallabies devono assicurarsi che la loro avventura in coppa non venga affondata alla prima partita. La loro mischia è migliorata notevolmente da quando sono stati demoliti da un team efficace come l'Inghilterra durante l'ultima Coppa del mondo in Francia nel 2007. E sarà importante inviare subito un messaggio agli avversari principali, mettendo la mischia italiana sui talloni. Se gli australiani vogliono giocare in attacco, buona fortuna a loro. Sono d'accordo che questo è sempre l'approccio migliore, non importa quale sia l'avversario, e se i Wallabies potranno sopraffare gli italiani in mischia poi la loro fiducia crescerà enormemente in vista della partita di sabato prossimo contro l'Irlanda a Auckland. Forza Wallabies!
Mark Ella
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