giovedì 17 novembre 2011

Johnson lascia, vittima dei cattivi ragazzi

Martin Johnson non è più il coach dell'Inghilterra. Si è dimesso dopo un mondiale deludente e dopo le polemiche per il comportamento di alcuni suoi giocatori. Tra i suoi possibili successori il Daily Mail annovera anche Nick Mallett e John Kirwan.


Martin Johnson ha ammesso di non aver altra scelta che lasciare dopo il caos della Coppa del mondo. Il coach dell'Inghilterra si è dimesso. In una conferenza stampa, Johnson ha detto: “Ci ho pensato moltissimo da quando siamo tornati e non ho preso questa decisione alla leggera. Penso che sia nell'interesse mio e della squadra inglese che io non continui. Sono stati tre anni e mezzo fantastici. Ho lavorato con giocatori fantastici e un grande gruppo di allenatori e dirigenti. Anche se abbiamo avuto la nostra stagione di maggior successo con 10 vittorie su 13 siamo delusi per come abbiamo concluso la Coppa del mondo. Credo che sia la decisione giusta in questo momento”.

Johnson ha rifiutato di dare la colpa della sua partenza alle vicende accadute fuori dal campo che hanno caratterizzato la campagna mondiale dell'Inghilterra, anche se ha ammesso qualche frustrazione per quello che è successo in Nuova Zelanda nelle giornate non dedicate alle gare. “Quella roba fuori dal campo non ci ha aiutato”, ha detto. “Ha messo la squadra in una luce cattiva e non corretta. Abbiamo dato alla gente l'opportunità di dire come sono andate le cose. Non so se sono rimasto deluso. Naturalmente questo non ha aiutato, non volevamo quella reputazione. Ho messo in guardia i giocatori, perché se si apre un po' la porta poi si spalancherà. Loro lo hanno fatto. Se questo abbia influito sulle prestazioni nessuno può dirlo”.
Johnson ha detto che lascia senza rimpianti, aggiungendo di aver considerato con attenzione la sua decisione di smettere. “Prima di andare a una Coppa del Mondo pensi a quello che vuoi fare dopo, non è una reazione istintiva. E' un ragionamento ponderato. In campo penso che abbiamo fatto passi da gigante. I giocatori che abbiamo utilizzato nel corso degli ultimi 12-18 mesi sono diventati la prima scelta stabile. Hanno partecipato alla Coppa del mondo e vinto un Sei Nazioni. A una parte di me dispiace lasciare in queste circostanze. E' un lavoro incompiuto e c'è la sensazione di dover mettere le cose a posto. Ma non voglio lasciare con rimpianto”.'
In una dichiarazione, il direttore del rugby inglese d'elite, Rob Andrew, che ora potrebbe anche lui dover combattere per il suo posto, ha detto: “Martin ha lavorato instancabilmente per sviluppare questa squadra, partendo da una posizione in cui era necessaria una ricostruzione dopo la Coppa del mondo 2007. Un intero nuovo gruppo di giocatori ha raggiunto il livello di test-match, tra cui Dylan Hartley, Dan Cole, Courtney Lawes, Tom Croft, Tom Wood, Ben Young, Danny Care, Manu Tuilagi, Chris Ashton e Ben Foden. Hanno vinto nel sud del mondo contro l'Australia e conquistato il Sei Nazioni per la prima volta dal 2003. Hanno sofferto una grande delusione al mondiale in Nuova Zelanda e la risposta dei giocatori a questa delusione definirà le loro carriere. Noi abbiamo sempre insistito sul fatto che Martin avrebbe portato la squadra alla Coppa del mondo e poi si sarebbero valutati i passi da fare. Martin ha preso questa decisione e la rispettiamo pienamente. Si è comportato con grande dignità e integrità da team manager come quando era capitano dell'Inghilterra. E' una figura estremamente rispettata e anche se siamo stati tutti delusi per come è finita la Coppa del mondo, dobbiamo garantirci di andare avanti imparando le lezioni di questa campagna. Il Consiglio si riunirà per analizzare le prestazioni dell'Inghilterra e Martin ha dato ovviamente il suo contribuito. Tutti gli aspetti della struttura di gestione e di coaching sarà rivista e fino ad allora non sarebbe opportuno parlare di un sostituto di Martin".
Il capo esecutivo dell'RFU Martyn Thomas ha aggiunto: “Vorrei ringraziare Martin per quanto ha fatto per il rugby inglese, sia come giocatore sia da manager. Non siamo contenti che abbia deciso di dimettersi, ma rispettiamo pienamente la sua decisione. Ora dobbiamo guardare avanti e la RFU farà in modo che la struttura e le nomine siano nell'interesse del rugby inglese, mentre ci muoviamo verso la Coppa del mondo in casa del 2015”.
Ci sono state infinite speculazioni sul futuro dell'ex capitano dei Lions alla luce del fallimento della squadra nazionale, incapace di avanzare oltre i quarti di finale in Nuova Zelanda. La posizione di Johnson è stata ulteriormente indebolita da una serie di polemiche fuori campo che hanno minato la sua autorità dopo che ai suoi giocatori aveva dato fiducia perché si comportassero in modo appropriato senza eccessive restrizioni. La decisione dell'RFU di licenziare Mike Tindall dalla squadra e di multarlo di 25 mila sterline per le sue buffonate da ubriaco a Queenstown hanno fatto aumentare le speculazioni sul fatto che l'allenatore non avesse più alcun desiderio di continuare in un lavoro che lui aveva descritto come una forma di “dipendenza” all'inizio dell'anno. Tindall, sostenuto dall'Associazione dei giocatori, sta facendo ricorso.
Ora, alla vigilia di un incontro del Consiglio del rugby professionistico per affrontare tre valutazioni separate sulla campagna di Coppa del mondo, l'uomo che ha sollevato la Webb Ellis Cup nel 2003 ha scelto di confermare la sua partenza. Facendo questo passo, Johnson apre la strada per una più rapida conclusione del processo di revisione e consentirà ai kingmakers della federazione di affrontare il problema pressante della nomina di un successore, con il Sei Nazioni tra soli due mesi e mezzo e una squadra da selezionare entro sei settimane. Saranno senza dubbio prese in considerazione le pretese di figure di livello mondiale come Graham Henry e Wayne Smith, che hanno presieduto al trionfo mondiale degli All Blacks, ma anche di Nick Mallett e persino di Sir Clive Woodward. Tra i candidati interni, Jim Mallinder del Northampton è in testa alla lista.
La decisione di Johnson probabilmente segnerà la fine anche per i suoi collaboratori. Il coach degli avanti John Wells era già rassegnato al suo destino e anche la partenza dell'allenatore dell'attacco Brian Smith era attesa qualunque cosa Johnson decidesse di fare. Graham Rowntree (mischia) e Mike Ford (difesa) hanno forti richieste di continuare, ma un nuovo allenatore potrebbe preferire una propria squadra di coaching.
Si ritiene che Johnson si sia preso la colpa sia per le povere prestazioni dell'Inghilterra al mondiale, sia per le polemiche fuori dal campo, durante i due giorni di riesame spesi la scorsa settimana sotto la guida del direttore del rugby professionistico dell'RFU, Rob Andrew. Johnson e il suo staff hanno pubblicamente sostenuto Tindall in Nuova Zelanda, anche se il giocatore ha rifiutato categoricamente di presentare le scuse per il suo comportamento dopo aver insistito, nel suo primo racconto di quella notte, dicendo che era tornato all'albergo della squadra dopo la visita al Bar Altitude. Una versione dei fatti che fu poi dimostrata essere falsa. Tindall ha successivamente ammesso di essersi spostato in un altro bar con la ex fidanzata, dove era stato filmato in atteggiamenti inappropriati per un uomo che aveva sposato la nipote della regina, Zara Phillips, poche settimane prima. Si dice che Johnson fosse arrabbiato e imbarazzato per gli sviluppi, soprattutto perché, seduto in un hotel di Dunedin con Tindall accanto, aveva risposto alle domande sul comportamento del giocatore pronunciando l'ormai famigerata frase: “I giocatori di rugby bevono birra in modo disgustoso”.
Tindall fu pubblicamente ammonito da Johnson durante il torneo, ma non mandato a casa. L'incidente ha messo in moto una disastrosa Coppa del mondo che ha visto anche James Haskell, Chris Ashton e Dylan Hartley coinvolti in accuse di molestie da parte di un'impiegata d'hotel a Dunedin. Hartley è stato scagionato, ma Haskell e Ashton hanno subito un'ammenda, sospesa, di 5 mila sterline. Con l'Inghilterra ormai fuori dal torneo, nuove polemiche quando Manu Tuilagi è stato arrestato dalla polizia di Auckland, e poi multato dalla RFU, per essersi tuffato dal traghetto nel porto. Johnson si è sentito abbandonato dai suoi giocatori, soprattutto Tindall, e incolpa se stesso per aver perso il controllo della disciplina. Anche se i giocatori lo hanno pubblicamente sostenuto per la conferma del contratto che termina il 31 dicembre, si sentiva che la sua posizione era insostenibile. Johnson era stato reclutato in modo controverso dalla RFU nel 2008 per sostituire Brian Ashton, che aveva curato il solido percorso dell'Inghilterra fino alla finale della Coppa del mondo l'anno precedente. I momenti migliori di Johnson nella sua permanenza in carica durata 38 test sono stati il primo titolo del Sei Nazioni dal 2003 e le due vittorie consecutive contro l'Australia nel 2010. Il record di Johnson da quando ha assunto il controllo delle operazioni nell'autunno del 2008 è stato di 21 vittorie, 16 sconfitte e un pareggio. Il suo contratto scadeva a fine di dicembre.
A Leicester hanno già escluso la possibilità che ora Johnson torni alla sua ex squadra. Il preesidente esecutivo Peter Tom ha detto al Leicester Mercury: “Se si dimette, mi aspetto che voglia restare per qualche tempo lontano dal gioco. E sarebbe difficile trovare una posizione disponibile per lui. Abbiamo un grande direttore del rugby come Richard Cockeril e ho sempre visto Martin più come general manager che come allenatore. Siamo anche attivamente alla ricerca di un direttore generale e una società sta curando questa ricerca per noi. Spero che avremmo alcuni candidati con cui parlare all'inizio dell'anno, per cui è difficile vedere qualcosa di adatto a Martin”.

Pronti a salvare la rosa rossa.

NICK MALLETT
Chi è. L'ex Springbok dalla parlata soffice ha lavorato splendidamente con il limitato talento a sua disposizione come coach dell'Italia. Il suo regno è finito in marzo dopo una storica vittoria contro la Francia al Flaminio, che verrà ricordata per il suo abbraccio da orso in lacrime a Martin Castrogiovanni al fischio finale.
Buone notizie. I giocatori amano giocare per lui e ottiene equilibrio quando raggiunge la disciplina. E' corteggiato per un lavoro importante da parecchio tempo.
Cattive notizie. Ce ne sono poche contro di lui. Non ha mai diretto giocatori inglesi, ma è coach del Sei Nazioni dal 2007 e conosce bene il gioco dell'emisfero nord.

JAKE WHITE

Chi è. E' l'allenatore che ha spezzato i cuori degli inglesi nel 2007 quando il Sudafrica ha alzato la Webb Ellis Cup. E' anche un l'uomo della disciplina brutale, che ha notoriamente sottoposto i suoi giocatori a un controverso campo di guerra premondiale.
Buone notizie. Ha un record da coach vincente. Le sue squadre giocano alla maniera inglese, un gioco di potenza basato su grandi avanti e fondamentali.
Cattive notizie. Scarsamente coinvolto nel rugby internazionale dopo il trionfo mondiale, è stato immerso nel Super Rugby come direttore dei Brumbies.

JIM MALLINDER

Chi è. E' l'allenatore “fai la cosa giusta” di Northampton, che ha gestito una rivoluzione a Franklin Gardens guidando i Saints alla finale della Heineken Cup. In precedenza ha lavorato all'Academy nazionale della RFU conquistando un Grande Slam nel Sei Nazioni Under 21 e vincendo la Churchill Cup come capo allenatore dei Saxons.
Buone notizie. Uno dei pochi a farsi avanti nei giorni scorsi dicendo: “Se un giorno dovessi avere questo onore, sarebbe molto difficile dire di no”.
Cattive notizie. La forma di Northampton precipita quando mancano i giocatori della nazionale. Come se la caverà in caso di una crisi di infortuni dell'Inghilterra?

JOHN KIRWAN

Chi è. La leggenda degli All Blacks ha supervisionato il Giappone come allenatore, ponendo fine alla serie di sconfitte durata 16 anni e 13 match con un pareggio contro il Canada.
Buone notizie. Un uomo riverito nei circoli del rugby e ossessionato dal fitness.
Cattive notizie. Il suo percorso di allenatore nell'emisfero nord non è stato buono. Dopo un avvio promettente con l'Italia, ha dovuto lasciare l'incarico nel 2005 a seguito di un Sei Nazioni senza vittorie.

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