lunedì 3 ottobre 2011

Italia fuori, senza difesa

La meta di O'Driscoll

Ci voleva un'Italia capace di andare oltre i propri limiti, per battere l'Irlanda, come era capitato con la Francia. Così non è stato. Ed è piuttosto semplice identificare la differenza fra quella vittoria storica e questa storica sconfitta. Al Flaminio l'Italia aveva organizzato una difesa quasi perfetta e colpito quando i francesi gliene avevano offerto l'occasione. La difesa azzurra a Dunedin è stata mediocre, in alcuni casi pessima. E quando è mancato, con l'uscita di Castrogiovanni, l'ancoraggio alla mischia chiusa, era solo questione di tempo: gli irlandesi avrebbero trovato il modo di passare. E lo hanno fatto.Cosa sia accaduto tra marzo e ottobre resta per ora un mistero. La difesa avanzante che aveva messo in crisi la Francia si è improvvisamente dissolta già nei match di warm-up al mondiale. Abbiamo scelto di affidarci alla vecchia difesa a scalare tanto cara proprio ai francesi fin dagli anni '70. Ma erano altri tempi. Nel midfield navigavano aperture e trequarti centro elusivi a caccia di intervalli oggi inimmaginabili. La difesa a scalare tentava di portarli temporeggiando verso la touche, ultimo e definitivo difensore. Qualche volta funziona ancora, o per meglio dire è inevitabile, ad esempio in caso di inferiorità numerica al largo. Ma con i ball-carrier attuali che viaggiano a cento all'ora per linee verticali, consentire che la collisione avvenga sistematicamente dietro la linea del vantaggio, e non avanzare nemmeno nei 22, è praticamente un suicidio.

Delle due l'una: o la difesa temporeggiatrice è stata una scelta deliberata dello staff tecnico oppure è stata determinata dalle caratteristiche dei giocatori in campo. Prima ipotesi: Mallett non si fida della capacità di difendere il canale dell'apertura e confida sulla copertura delle terze linee al largo. Seconda ipotesi: chi deve decidere l'avanzamento dei trequarti (di solito l'apertura) non riesce o non sa farlo. A rivedere senza deragliamenti emotivi il film di Italia-Irlanda sembra questa seconda ipotesi la più consistente.
Vediamo, allora. Il primo placcaggio azzurro viene portato da Parisse dopo 30 secondi. Il capitano dà l'esempio, il suo è un placcaggio oltre la linea del vantaggio. Poi, sul successivo attacco irlandese, due placcaggi in territorio italiano. Ma subito dopo, per cinque minuti, tutta una serie di ottimi interventi difensivi. Castro con Van Zyl, Zanni, ancora Castro, Ghiradini, persino Orquera: tutti placcano in avanzamento. Quanto basta per farci sospettare che fosse questo il piano di gioco.
Poi il black out. Dall'11' alla fine del primo tempo si contano 19 placcaggi arretranti e solo 3 avanzanti: Zanni al 28', ancora un generosissimo Castrogiovanni poco prima di uscire, in pressione da touche quasi allo scadere. Vero è che la difesa a scalare sembra reggere, portando due volte gli attaccanti in touche, anche se la "quasi meta" di Bowe al 30' fa squillare tutti gli allarmi.
Ripresa da incubo. Subito cinque placcaggi arretranti, poi uno avanzante di Geldenhuis, ma un fallo a terra dell'Italia che produce il 12-6. Altri cinque placcaggi in campo azzurro, più uno avanzante di Zanni, che forse distrae abbastanza O'Gara da fargli sbagliare un drop. In quattro minuti è la fine. Due placcaggi arretranti, break di D'Arcy e meta di O'Driscoll. L'Italia lotta ancora diperatamente: due placcaggi arretranti, ma Zanni, Parisse e Geldenhuis avanzano. L'ultima attesa di Masi è però fatale: va in meta Earls.
Di qui al 29' l'Italia concederà ancora 12 placcaggi arretranti con uno solo avanzante (McLean). Poi, a partita decisa, quattro bei placcaggi avanzanti: da touche mal controllata, poi Derbyshire, Bocchino e Ongaro, altro indizio che, uscendo dalla panchina, si sapesse bene cosa andava fatto. Però non dura molto: l'ultimo placcaggio dietro la nostra linea gialla regala all'Irlanda la terza meta. (Per gli amanti della statistica: placcaggi avanzanti/arretranti: p.t. 9-21, s.t. 9-28, totale 18-49).
Nota a margine. Il presidente Dondi, a fine partita, è stato accreditato di questo commento: "Ora basta difesa, dobbiamo attaccare". In questo mondiale l'Italia ha segnato 13 mete. Non ne aveva mai marcate più di 8, una volta si era fermata a 2. E' finita nel modo che sappiamo. Brunel ascolti educatamente il presidente e poi faccia di testa sua, per favore.
Paolo Catella

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