Dan Carter lascia la Coppa del mondo per un infortunio all'inguine e la Nuova Zelanda è sotto choc. Nel suo paese, vicino a Christurch, non hanno dubbi: è stato come un altro terremoto. Sul Daily Telegraph Paul Ackford spiega quanto è pesante la perdita di un fuoriclasse come Carter.
Con Richie McCaw è la Nuova Zelanda del rugby, il Wayne Rooney del suo sport. La sua immagine guarda giù dai poster dal primo minuto che si arriva all'aeroporto di Auckland. E' l'uomo immagine delle campagne pubblicitarie, l'incarnazione di tutto ciò che c'è di sano nel suo paese e nel suo sport. E ora non è più in grado di salvare la causa cui la Nuova Zelanda tiene di più, riconquistare la Coppa del mondo dopo 24 anni di tentativi. Il suo infortuno all'inguine rende il compito della Nuova Zelanda molto più difficile.
Se McCaw è il motore della squadra, Carter è il navigatore satellitare che guida gli All Blacks in giro per il campo. Senza di lui la Nuova Zelanda perde metà dela sua efficacia, forse di più.
Carter è la migliore apertura del mondo e lo è stato per un certo numero di anni. Contro la Francia, unica partita degna di nota per la Nuova Zelanda finora in questo torneo, è stato magnifico, superando con un side-step il pilone Luc Ducalcon ha creato la meta di Israel Dagg all'inizio del primo tempo alla prima occasione, eseguendo il più soffice dei passaggi per raddoppiare il vantaggio. In quel match Carter aveva anche aggiunto un drop per placare il timore che gli All Blacks non potessero venire a capo di situazioni difficili, fattore che era loro costato l'uscita dal torneo nel 2007, quando furono eliminati dalla Francia. La prestazione di Carter nella partita di qualificazione contro i francesi è stata celebrata gioiosamente sui giornali come la centesima presenza di McCaw. Con loro due in tandem, la presa della Nuova Zelanda sul trofeo sembrava salda e sicura.
Carter è la migliore apertura del mondo e lo è stato per un certo numero di anni. Contro la Francia, unica partita degna di nota per la Nuova Zelanda finora in questo torneo, è stato magnifico, superando con un side-step il pilone Luc Ducalcon ha creato la meta di Israel Dagg all'inizio del primo tempo alla prima occasione, eseguendo il più soffice dei passaggi per raddoppiare il vantaggio. In quel match Carter aveva anche aggiunto un drop per placare il timore che gli All Blacks non potessero venire a capo di situazioni difficili, fattore che era loro costato l'uscita dal torneo nel 2007, quando furono eliminati dalla Francia. La prestazione di Carter nella partita di qualificazione contro i francesi è stata celebrata gioiosamente sui giornali come la centesima presenza di McCaw. Con loro due in tandem, la presa della Nuova Zelanda sul trofeo sembrava salda e sicura.
Non c'è un sostituto pronto per Carter. Colin Slade è il suo discepolo, ma Slade, reduce da una stagione durante la quale lui stesso si è infortunato rompendosi una mascella, è metà del giocatore che è Carter. Slade manca di esperienza, di giudizio, di tempo di gioco. Quando è entrato al posto di Carter contro Tonga nella partita inaugurale, il suo coinvolgimento è coinciso con un calo della Nuova Zelanda così grave che è stato chiesto al coach Graham Henry se non dovesse essere presa in considerazione un'alternativa. "Io non la penso così - disse allora Henry – Può essere che stia tentando di strafare, ma tutto quello di cui ha bisogno è un po' di tempo di gioco di più". Non si può dire sia stato un grande riconoscimento, tanto che ha alimentato le speculazioni sul fatto che Piri Weepu possa svolgere meglio il compito di prima scelta all'apertura, una situazione simile a quella vissuta dei francesi quando Marc Lievremont ha promosso Morgan Parra, anche lui mediano di mischia, alla maglia numero 10 al posto di Francois Trinh-Duc e attratto pesanti critiche per averlo fatto. La Francia ha fallito e il risultato subito da Tonga è stato imbarazzante.
Questa è l'importanza della posizione numero 10 per una squadra. Prendine uno buono, e Carter era indiscutibilmente il migliore nel settore, e la squadra ha la direzione, il ritmo, la leadership e il raccoglitore di punti. Prendine uno nella media, oppure un giocatore fuori forma, e tutte le scommesse sono perdute, come l'Inghilterra sta scoprendo dovendo decidere tra Toby Flood e Jonny Wilkinson per l'assalto alla fase a eliminazione diretta.
C'è un altro significato nell'assenza di Carter. Tutto ad un tratto il torneo è più aperto, c'è uno spiraglio nella corazza della Nuova Zelanda. Con Carter nel team, stava facendo le fusa meravigliosamente. Senza di lui sembra più vulnerabile. Controllare le quote dei bookmaker domani e la mia ipotesi è gli All Blacks siano scivolati in misura allarmante.
Il punto finale è la desolazione che Carter deve sentire. Nel mondo brutale del rugby tutti i giocatori sono a una collisione dall'infortunio. Ma il problema di Carter si è verificato su un qualsiasi campo di allenamento, dove la Nuova Zelanda stava preparando la più banale delle partite contro Canada. Lui ha 29 anni ed è improbabile che partecipi alla prossima Coppa del mondo. Questo era il suo stadio, il suo paese, il suo torneo, il coronamento di una carriera maestosa. E ora è nella polvere.
Paul Ackford
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