giovedì 20 ottobre 2011

Parla Joubert, l'arbitro della finale

E' piuttosto insolito che un arbitro si faccia intervistare prima di una partita. Che lo faccia a pochi giorni dalla finale di Coppa del mondo non è probabilmente mai accaduto. Craig Joubert ha infranto il tabù e questo potrebbe significare che anche l'ambiente tradizionalmente chiuso e autoreferenziale dei direttori di gara si sta aprendo al mondo, come osserva il New Zealand Herald.


L'arbitro della finale di domenica tra Francia e All Blacks dice che dovrà meritarsi il rispetto dei giocatori nelle prime fasi del match decisivo. "Io credo nella filosofia dell'essere fermo fin dall'inizio", afferma Craig Joubert. "E' come crescere i bambini: vogliono solo sapere dove sono i confini. E questi ragazzi sono così disciplinati che reagiranno nel modo giusto".
La scelta di Joubert per la finale potrebbe preannunciare una nuova era per il rugby. A 33 anni, il sudafricano rappresenta una nuova generazione di ufficiali di gara. Ma non è solo la sua nomina ad essere importante, così incoraggiante per lo sport. E' la sua filosofia, il suo atteggiamento. Joubert è una boccata d'aria fresca nei corridoi, un tempo chiusi, del mondo arbitrale. Ha una visione chiara del gioco e del ruolo dell'arbitro. Fa il suo lavoro con tono calmo e impassibile. Interpreta l'arbitraggio con senso di responsabilità. Dice che gli arbitri dovrebbero essere aperti ai media.
"Sì, e anche ammettere che abbiamo sbagliato, se è il caso. Io non vedo nulla di male in questo. Non un'ora dopo una partita, perché hai bisogno di tempo per riflettere, forse per studiare il nastro. Ma forse la mattina seguente. Se questo aiuta a spiegare situazioni e decisioni ad un vasto pubblico che potrebbe non aver capito alcune chiamate, tanto meglio. Penso che sarà possibile farlo abitualmente negli anni a venire. Vedremo. Siamo tutti in questo gioco, perché lo amiamo. Quindi non vedo perché non ci possa essere un rapporto tra arbitri e media che sia aperto e onesto".
Joubert sa che i giocatori moderni sono intelligenti nell'esplorare i limiti del regolamento. "I giocatori di vertice sono molto al passo con le regole", è il suo modo diplomatico di metterla. "Conoscono gli aspetti più sottili del regolamento. Vanno in campo ogni fine settimana per vedere fino a che punto possono spingersi oltre i confini. E giocheranno alla latitudine che sarà loro consentita. Il nostro compito è di creare un ambiente in cui i confini siano fissati e poi toccherà a loro reagire".
Joubert abbraccia un credo in cui il rispetto è reciproco. Trattate i giocatori come bambini a scuola e ci sono buone probabilità che loro si comportino come tali. Trattateli come adulti, rispettateli, ed è più probabile che rispondano in modo adulto. Bisogna inviare il messaggio autorevolmente, ma con rispetto. Trattarli come uomini, non bambini. Sono uomini maturi e a nessuno di noi piace essere trattato come un bambino".
Joubert è arbitro da quando aveva 16 anni. Ha rinunciato a una carriera da giocatore per concentrarsi sull'arbitraggio e così, per essere un uomo di appena 33 anni, ha accumulato un'esperienza enorme. La sua nomina per la finale è un trionfo di quella strategia e un omaggio postumo al suo amato padre, Des, anche lui arbitro, che morì quando Joubert aveva 17 anni. "Quello è stato un colpo duro da superare. Ero molto vicino a lui come persona, ma abbiamo condiviso anche l'arbitraggio. Spero che sia seduto lì da qualche parte a guardare. Mi piace pensarlo”.
Joubert è un operatore altamente professionale, meticoloso nel suo mestiere. E data la sua età è probabile che possa riscrivere tutti i record in campo arbitrale. Sul terreno di gioco presenta un'immagine di calma risoluta. E' come essere un'anatra in acqua, atteggiamento sereno, ma grande velocità di gambe? "C'è sicuramente qualcosa di vero in questo. Queste occasioni fanno pompare il sangue. Prima della partita, io sono come i giocatori... Mi innervosisco e ho le farfalle nello stomaco, ma questo mi piace, significa che sono concentrato e pronto per un compito importante. Penso però che sia fondamentale che i giocatori là fuori guardino a me come garanzia di un certo livello di tranquillità, di pensiero razionale. Se sono confuso e fuori controllo metto un marchio negativo sul gioco. Ho lavorato duramente per assicurarmi che il mio comportamento sia calmo e razionale. Cosa che si raggiunge con l'esperienza. Gran parte dell'arbitraggio risiede nell'avere fiducia in se stessi, cosa che si ottiene dicendosi di essere già passato attraverso esperienze simili All'inizio ho arbitrato anche quattro partite in un giorno e così ho acquisito una quantità enorme di esperienza".
E dopo la partita? L'adrenalina e l'emozione saranno ancora intense fino alle ore piccole del lunedi mattina. Mentalmente, dice Joubert, si è molto provati dopo una partita. "Con tutto il frastuono e l'adrenalina accumulati durante il giorno è difficile girare l'interruttore. Andare dritti a dormire non è facile, anche se mentalmente ti senti svuotato".
Peter Bills



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