venerdì 21 ottobre 2011

La Francia può arginare la marea nera?

Shaun Edwards è uno dei tecnici protagonisti del rinascimento gallese. Allenatore della difesa, è uno dei principali collaboratori di Warren Gatland. Sul Guardian spiega quali possibilità ha realisticamente la Francia di mettere in difficoltà gli All Blacks in finale.


E' una strana sensazione. In circostanze meno controverse queste note sarebbero state scritte mentre preparavo una finale dei mondiali. Dopo il quarto di finale contro l'Irlanda, mi sono seduto e ho cominciato ad annotare tutto ciò che sapevo sugli All Blacks 2011 di Graham Henry, come giocano e come giocare contro di loro. La maggior parte degli appunti provengono dal quarto di finale contro l'Argentina, che ha esposto qualche nervo scoperto per 60 minuti, ma il resto è un'aggiunta compulsiva dalla semifinale con l'Australia, quando il Galles già sapeva di essere fuori dalla finale e che i Wallabies sarebbero stati i nostri avversari per il terzo posto. Scrivendo questo secondo capitolo, e dopo una chiacchierata con alcuni allenatori All Black, è stata aggiunta la nota "intensità claustrofobica",  non una frase proprio accattivante, d'accordo, ma era questa la linea piantata da quegli allenatori nella mente dei loro giocatori prima di mandarli ad affrontare l'Australia. Il che riassume quanto accaduto nel quarto di apertura della semifinale all'Eden Park e ho il sospetto che nella finale di domenica sia probabile che vada allo stesso modo.La domanda è se la Francia possa confrontarsi con l'intensità degli All Blacks laddove l' Australia, squadra per natura molto più fluida, non ha potuto farlo. Prima, però, bisogna capire quello che i Blacks cercano di fare alle squadre che sospettano non essere all'altezza della sfida fisica, dallo spietato macinare nel gioco ordinato alla punizione inflitta nelle collisioni in campo aperto.
Circa un anno fa al Millennium Stadium, al Galles è stato dato un esempio di come sono gli All Blacks. Sospettavano che non fossimo in forma come era necessario e hanno cominciato a far correre i nostri avanti - in particolare i primi cinque – fino a farli andare fuori giri. Fatto questo, e raggiunto qualcosa di simile all'esaurimento, hanno poi cominciato a mettere i punti sul tabellone.
Ma è l'ammorbidimento dell'avversario che conta. Ora siamo andati oltre e fatto in modo di essere abbastanza allenati da essere in grado, se viene l'occasione, di affrontare per 80 minuti i Blacks senza appassire. Dubito che la Francia possa fare altrettanto. Molto prima della fine della nostra semifinale - in 15 contro 14 per tutta la partita salvo i primi 17 minuti – la Francia è sembrata dare segnali di avvizzimento e le prospettive non sono più brillanti per domenica.
La Nuova Zelanda fa il suo lavoro in modo metodico. Dalla rimessa laterale o dalla mischia, è fondamentalmente lo stesso. Il gioco è portato attraverso il campo, diciamo fino alla linea dei 15 metri e poi di nuovo verso la fascia centrale del campo, dove è più difficile difendere. Possono colpire una o due volte, cercando di impegnare più difensori, ma soprattutto chiedendo loro di prendere la collisione, fare i placcaggi, alzarsi e ricominciare da capo. E ancora. E ancora.
Qualsiasi sportivo professionista può correre per 80 minuti, altro è farlo condizionati dalla collisione, come si usa dire. Il capitano e flanker Thierry Dusautoir può farlo, come William Servat, il tallonatore, ma la Francia non è esattamente sovraccarica di cacciatori di palloni - quei ragazzi che devono non solo placcare, ma andare oltre il breakdown, recuperare la palla o rallentarla per l'opposizione. La sfida dovrà essere presa in mano dai primi cinque, se sapranno sopravvivere al ritmo, e ancora dovranno fare il loro lavoro in mischia, prima che la Francia possa dare efficacia al gioco al largo. Sarà un po' come guardare il Biarritz in Heineken Cup e l'uomo al centro dell'azione sarà Dimitri Yachvili, il mediano di mischia, che fa lo stesso lavoro nel club e in nazionale.
Il numero 9 del Biarritz avrà bisogno di coltivare le sue risorse, così che il calcio nel box, suo marchio di fabbrica, sia fatto rotolare verso la touche. Mentre il Galles ha voluto tenere la palla in gioco e ha chiesto di inseguire i calci, Yachvili darà ai suoi uomini pesanti ossigeno prezioso manovrando lungo la linea laterale, facendo camminare i suoi avanti per andare a giocare la rimessa laterale, così come faranno a ogni mischia. Può essere anche necessario far cedere uno dei piloni in mischia chiusa per prolungare la pausa e respirare.
La Francia giocherà la rimessa laterale completa con cinque potenziali obiettivi, la Nuova Zelanda è più propensa a chiamare occasionalmente nella linea quattro uomini, perché tutto quello che vuole è portare la palla dietro e forzare sempre più gli scontri nel midfield. È roba abrasiva, sostenuta dalla minaccia che ragazzi come Ma'a Nonu e Conrad Smith sanno sempre offrire. Dopo aver portato il gioco in queste zone più pericolose del campo, la Nuova Zelanda metterà probabilmente un playmaker da entrambi i lati, lasciando a Nonu e ai suoi piedi intelligenti il compito di porre interrogativi ai placcatori. Perché, che vada a destra o a sinistra, ciò significa che probabilmente due uomini dovranno cercare il centro utilizzando risorse preziose. Aggiungete la minaccia al largo e quella dei calci di ritorno dalla profondità di Israel Dagg e potrete immaginare quanto la Francia sarà indaffarata.
Può la Francia arginare e battere questa spietata marea? Lo hanno fatto bene in passato: due volte all'Eden Park nelle ultime nove visite. Ma dovrà ripetere la performance del 2007 e quel quarto di finale a Cardiff, se vorrà avere una possibilità. La Francia deve trovare una mezza dozzina di Dusautoirs, ma comunque questi All Blacks sono probabilmente migliori di quelli del 2007. E giocano in casa.
Shaun Edwards

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