sabato 22 ottobre 2011

Villepreux: la Francia in trincea

Su Midi Olympique, Pierre Villepreux illustra le priorità della squadra francese nella finale contro gli All Blacks superfavoriti.


In questa finale, se i francesi hanno una speranza di sconvolgere le probabilità, è logico pensare che la difesa sarà l'arma strategica chiave. Se funziona la difesa, potranno cercare di cogliere tutte le opportunità, sperando che la pressione costringa gli All Blacks a perdere qualche palla per strada nel gioco alla mano o su eventuali calci mal negoziati. L'opzione di sfruttare il gioco dell'avversario non sarà sufficiente, ma la sua efficacia condizionerà il gioco dei Blues quando dovranno utilizzare la palla da situazioni strutturate. Non sarà allora il caso di riconsegnare la palla velocemente al piede come è avvenuto in semifinale contro il Galles.
La capacità dei francesi in attacco di mantenere, con la velocità, una forte pressione sulla difesa avversaria non è grande come quella dei Blacks. Per questo la difesa deve rimanere una priorità per tutta la partita, perché i palloni recuperati sono i migliori da giocare, a condizione che tutto il collettivo si renda immediatamente disponibile e reattivo nell'usarli per andare a giocare in una zona più fragile. Compresi, in questo tipo di situazioni, i calci franchi e le punizioni, quando la palla è immediatamente disponibile, per giocare come da un turnover, il più velocemente possibile. Giocando rapidamente alla mano, per fare in modo che l'iniziativa sia efficace ci vuole la stessa disponibilità mentale a tentare, ma i giocatori, soprattutto quelli vicino al pallone, dovranno assicurare un sostegno efficiente effetto della stessa lettura del gioco.

Questa illuminazione del gioco francese non basterà sicuramente a risolvere tutti i problemi che ci porrà il gioco neozelandese. Lor hanno l'arte di non rendere sterile il movimento generale quando la dinamica avanzante è partita. Evitare questa avanzata sia individuale che collettiva non è semplice, perché la difesa è spesso obbligata, per non subire la progressione, di schierare sulla prima trincea molti giocatori a scapito delle coperture, quelle da organizzare e assicurare dietro questa "trincea forte" e più in generale nella profondità, con l'estremo e le ali.

Quando la prima trincea forte viene forzata con il gioco alla mano, qualunque sia il luogo di penetrazione, e il sostegno, assicurato così bene all'altezza dai Blacks, trova gli ultimi difensori insufficienti, si crea uno squilibrio che rende immediatamente sproporzionato il rapporto di forze. La prima trincea ha buone probabilità di essere efficace se non è attendista nella collisione. Ma andando a cercare gli attaccanti, limitando il numero di giocatori in copertura, si lascia spazio per i calci corti che danno opportunità di recupero con le stesse conseguenze della situazione sopra descritta. Carter aveva l'arte di calciare corto, il suo sostituto sembra meno in grado di farlo al momento giusto e con le adeguate competenze tecniche.
Quando dico che gli All Blacks valorizzano il gioco nel movimento generale è perché non sono ossessionati dall'organizzazione strategico-tattica in uscita dalle fasi statiche, anche se, naturalmente, sono ben lungi dall'essere deboli nelle fasi di lancio e nelle opportunità che esse procurano per entrare bene nelle dinamiche collettive proprie del movimento generale. In ogni caso, la partita si gioca raramente come previsto, ma la priorità difensiva sembra l'ingrediente capitale di un match in cui si attende una squadra francese finalmente compiuta. Spero che i francesi Giochino (con la G maiuscola) questa finale. Ci sono tre possibilità ed entrare nella storia sarebbe favoloso. Perdere con tutti gli onori dopo essersi battuti bene è il minimo sindacale, ogni altro comportamento sarebbe desolante. Non posso prendere in considerazione quest'ultima eventualità pensando alle potenzialità individuali di questa squadra.

Pierre Villepreux


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