giovedì 13 ottobre 2011

Stampa, arbitri e spie: i mondiali fuori dal campo

Cresce la tensione in vista delle semifinali di sabato e domenica. La Coppa del mondo si gioca anche fuori dal campo, utilizzando strumenti mediatici, tentando di condizionare gli arbitraggi e persino mettendo in opera strategie di controspionaggio da film.

Bryce Lawrence
Guai ai favoriti. Gli australiani si sono fieramente opposti all'idea di essere considerati i favoriti per la vittoria finale. Un ruolo che, secondo alcuni, spetterebbe loro dopo la conquista del titolo del Tri Nations. Secondo i Wallabies tutta la pressione del pronostico va scaricata sugli All Blacks. "Sono i numeri uno del ranking mondiale - ha dichiarato Rocky Elsom - e intorno a loro c'è l'aspettativa di tutto un paese che chiede di vincere non solo la semifinale, ma di arrivare fino in fondo".

Sulla stessa linea Quade Cooper: "Tutti i neozelandesi stanno mettendo un sacco di pressione sulla loro squadra. I giocatori lo sanno e sentono sulle loro spalle le aspettative del paese". Nel frattempo i giornali neozelandesi mettono sotto pressione proprio Cooper, autore finora di un torneo deludente, mentre quelli australiani prendono a bersaglio Aaron Cruden, chiamato alla prova del fuoco dopo i forfait di Carter e Slade.
Arbitri. Bufera su Bryce Lawrence dopo il suo contestato arbitraggio di Australia-Sudafrica. Al direttore di gara neozelandese viene imputata la scelta di non governare il breakdown consentendo ai Wallabies, e in particolare all'uomo del match David Pocock, di inquinare il gioco condotto saldamente dagli Springboks. Il capitano sudafricano John Smit, dopo aver annunciato il suo ritiro, ha detto: "L'unica cosa positiva è che non sarò più arbitrato da Lawrence". L'ex arbitro sudafricano Andrè Watson, l'unico ad aver diretto due finali mondiali, ha criticato duramente Lawrence dicendosi sicuro che non arbitrerà mai più un match di Coppa del mondo. Sessantamila sudafricani hanno sottoscritto una petizione su Facebook chiedendo che a Lawrence venga impedito di arbitrare ancora. Il quotidiano The Australian interpreta l'enfasi data dai media neozelandesi alla questione come un tentativo di condizionare l'arbitro della semifinale di Auckland, il sudafricano Craig Joubert, in particolare sul controllo della sfida cruciale tra Pocock e McCaw.
Spie. Gli All Blacks hanno vietato a fotografi e giornalisti di assistere al loro allenamento, salvo che per gli ultimi 15 minuti. Si cerca di mantenere il segreto su schemi, movimenti e chiamate, specie su quelli che finora si è deliberatamente scelto di tenere nascosti per utilizzarli a sorpresa nei momenti più importanti. Che la cosa non sia del tutto una paranoia è dimostrato dalla notizia rivelata dal Times: lo staff irlandese avrebbe acquisito non si sa come il segretissimo book degli schemi inglesi, rivelatisi comunque inutili visto che le due squadre non si sono incontrate. Ma l'attività di intelligence dei neozelandesi non si ferma qui. Vengono effettuati controlli sul cibo destinato agli All Blacks, anche se esiste una Food Safety Authority che si è affrettata a precisare che tutti i piatti forniti dagli hotel alle squadre sono tracciati: "Sappiamo sempre chi mangia cosa, quando e dove" ha detto il manager della logistica Ian Crowe. Nel 1995, 48 ore prima della finale con il Sudafrica, 27 All Blacks su 35 si sentirono male in albergo. Eric Rush, uno dei giocatori rimasti immuni, si era fatto portare una pizza.
pc

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